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Se solo Walter sapesse
dire “ho sbagliato”

Napoli-Bologna, un anno dopo. Dodici mesi fa, o giù di lì, fu l’esordio di Walter Mazzarri sulla panchina azzurra. Arrivò con la sua camicia bianca, mise Datolo titolare e giocammo un primo tempo da dimenticare che finimmo sotto 1-0 con gol di Adailton. Nella ripresa il pareggio di Quagliarella in mischia e poi, a dieci minuti dalla fine, il biglietto da visita del tecnico toscano: fuori Campagnaro, dentro Pià. Quante gliene dissi. La squadra non c’era più, Zalayeta in contropiede mise Di Vaio da solo davanti a De Sanctis e il bomber incredibilmente gli tirò addosso. Subito dopo calciò a lato un’altra occasione. Io pensai: quest’allenatore è pazzo. Mo perdiamo. E invece nel recupero Lavezzi andò sul fondo tirò una mazzata in mezzo e Maggio mise il piede. Due a uno. Dal baratro alla rinascita.
In quei novanta minuti ci fu tutto Mazzarri. Un po’ come quando Erica Jong scrive raccomandandosi alle donne: “Ascoltate quel che vi dice un uomo di sé al primo appuntamento, è tutto vero”. Ecco, il tecnico livornese (vabbè, di San Vincenzo) quel giorno ci regalò un compendio del suo modo di intendere il calcio. Non ci si arrende mai e l’obiettivo è segnarne uno in più dell’avversario, non subirne uno in meno. Questo bisogna riconoscerglielo. E sì che non ne abbiamo avuti molti di allenatori così: persino Ottavio Bianchi, con lo squadrone che si ritrovava, obbediva al principio: primo non prenderle. Il professor Trombetti dice che il Napoli di Mazzarri gli ricorda quello di Vinicio. Io quello non l’ho visto, ma ne ho sempre sentito parlare da tifosi cui brillavano gli occhi al solo ricordo.
In un anno abbiamo imparato molto di Mazzarri. Che fuma tanto, troppo secondo Gargano, che fuma sigarette non adatte al suo stile (le Club sottili), che prova sempre a vincere, che non ama i centrocampisti dai piedi buoni, che è un chiagnaruso (Bracale docet), che non sa perdere (lo ha ammesso lui stesso nella conferenza del dopo Liverpool), che quasi mai, anzi mai, si assume la responsabilità di una sconfitta, che lavora molto con i calciatori (almeno quelli con cui riesce a dialogare), che ha un concetto granitico di gruppo e di squadra.
Non so, io l’ho odiato quando ha venduto Quagliarella (perché l’ha venduto lui), però devo ammettere che i fatti gli stanno dando ragione. E’ terzo in classifica e sta vincendo la scommessa con Lavezzi. E, oltretutto, ha fatto acquistare al Napoli quello che finora può essere considerato il colpo più azzeccato del calciomercato, Edinson Cavani. Che dire? Il bilancio è più che positivo. Se imparasse a dire ho sbagliato, invece di fare come Fonzie… Ma non si può avere tutto dalla vita.
Massimiliano Gallo

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