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Qualcuno spieghi al 22
chi è stato Maradona

Ora mi è tutto più chiaro. E dire che me ne stavo lì, zitto, a pensare che forse avevo esagerato, che Lavezzi è un giocatore vero e che davvero mi sono lasciato annebbiare dalla mia smania di bastiancontrarismo. Poi, per fortuna, ci ha pensato lui. Ora mi è più chiaro perché quel ragazzo con la faccia da indio ha ceduto la numero 7 a Cavani in cambio della 22. Teneva la serpe nel manicone, come ama scrivere qualcuno sul Napolista. Ha atteso il momento giusto, credendo di trovare terreno fertile dopo un gol bellissimo, diciamo anche sublime, al Milan e uno – per me di gran lunga più importante – al Brescia.
E io infatti lo volevo scrivere un pezzo pro Lavezzi. Stava (e sta) studiando da uomo squadra, non si può non riconoscerglielo. Ma uno che si ritiene un calciatore importante per il Napoli e i napoletani non autorizzerebbe mai il proprio procuratore a dire una simile bestemmia: “A Lavezzi piacerebbe giocare con la numero 10”. E, non pago, aggiungere: “Quando ci giocò in Argentina, vinse lo scudetto”. Vabbè, io sono esagerato, ma io rescinderei il contratto oggi stesso. Ho atteso che il Pocho dicesse qualcosa, smentisse il proprio procuratore. Ma niente. Me lo immagino che sta ridendo in qualche birreria della città. Tutto per un gol al Brescia e un altro al Milan. Povero. Davvero non sa nulla.
No, non lo amo. E dopo questa cosa temo che non lo amerò mai. Solo lui poteva uscirsene con una pretesa simile all’indomani dei cinquant’anni di Diego. Solo uno come lui poteva farlo. Uno di quei furbacchioni che si credono più intelligenti degli altri, di cui è piena la nostra città. Poi Aurelio gliela dia pure, faccia come gli pare. Lo ha già anticipato, evidentemente i due erano d’accordo. Aurelio crede che il Napoli sia suo. E sia libero di crederlo. Non conosce il significato della parola storia.
Figuriamoci, può essere anche giusto per chi Diego non lo ha mai visto. Un dibattito franco su questo punto forse va aperto. E io non sono nemmeno del tutto contrario. Ma allora se dobbiamo ricominciare, diamola a uno svedese, a uno alto e biondo che con quella storia non c’entra niente. Mi dispiace solo che i più giovani vedranno un fac-simile brutto e neanche lontanamente paragonabile. La 10 non si chiede (tantomeno per bocca del tuo procuratore perché non hai nemmeno gli attributi per farlo tu), la 10 te la danno per acclamazione. Qualcuno lo spieghi alla faccia da indio. Non basta un cucchiaio ad Abbiati per diventare leggenda. Per far sì che ai tuoi cinquant’anni tutto il mondo si fermi a pensare a te.
Massimiliano Gallo

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