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Nel 2001 il Napoli in B per colpa del Parma

È una delle ferite più profonde per i tifosi napoletani. Quella retrocessione della squadra di Mondonico nell’ultima giornata del campionato 2000-2001 sembrava studiata a tavolino, in favore del Verona. Gli azzurri scesero in B per un punto: 36 contro i 37 dei veneti, che riuscirono a centrare (e a vincere) lo spareggio con la Reggina grazie a un’incredibile vittoria nella penultima partita. Quel 2-1 a Parma fece infuriare Corbelli, presidente del Napoli e socio di Ferlaino. Accusò apertamente il Parma di aver favorito il Verona perché Tanzi era il proprietario neanche tanto occulto della società veneta, guidata da Gb Pastorello, uomo di fiducia del Cavaliere. L’inchiesta federale venne aperta e chiusa in tempi brevi.
Corbelli aveva ragione. La sua indignazione per quella partita – Verona in vantaggio con un rigore di Oddo, fischiato dopo un ingenuo fallo di Benarrivo (assistito dal procuratore Federico Pastorello, figlio di Gb) su Mutu – era legittima. Lo provano i documenti raccolti dalla Procura di Parma dopo il crac Parmalat. Sono stati trovati gli assegni firmati da Tanzi e uomini di sua fiducia per finanziare l’acquisto del Verona attraverso la «P&P», la società dei coniugi Pastorello con sede a Montecarlo. La Procura emiliana ha aperto un’inchiesta per bancarotta preferenziale: i magistrati accusano Tanzi di aver distratto fondi Parmalat per l’operazione-Verona. «È emerso che il Verona calcio era di proprietà di Calisto Tanzi. Comprato con i soldi della Parmalat», ha spiegato il capo della Procura di Roma, Gerardo La Guardia, all’inviato del programma di Rai Tre «Report», che stasera dedica un servizio alla vicenda.
Il gip di Parma, Paolo Scippa, ha firmato un decreto di sequestro preventivo di 4.166.128 euro presso la Banca Popolare di Vicenza e di 487.502 euro presso la Unicredit Banca d’impresa perché «costituenti le esposizioni in essere da parte di «P&P» verso i due istituti di credito, alla data del default del Gruppo Parmalat». Le richieste di dissequestro dei due istituti sono state respinte venerdì dal tribunale del Riesame di Parma, tuttavia la cifra sarebbe stata ridotta a circa 3 milioni. Secondo il giudice, Tanzi aveva scelto Pastorello per acquistare il Verona, aggirando la normativa federale che vieta il possesso di azioni di più club: la «P&P» è definita dai magistrati emiliani una «scatola finanziaria costituita al mero scopo di acquisire e detenere la partecipazione nella Hellas Verona».
Circostanze denunciate da Corbelli. Fatti riscontrati dai pm di Parma attraverso le testimonianze di alti dirigenti degli istituti bancari coinvolti nell’operazione. Per i 19 miliardi di lire (iniziale affido, pari a circa 8 milioni di euro) erano state necessarie le fideiussioni di Tanzi. La Guardia di Finanza ha trovato gli assegni firmati dall’ex patron di Parmalat e da suoi uomini, Antonio Gherardi e Franco Gorreri, in favore di Pastorello.
In un’istruttoria del 1997 Cariverona aveva sottolineato che l’operazione d’acquisto del Verona per 14 miliardi di lire (circa 7 milioni di euro) avrebbe previsto soltanto un iniziale intervento dell’istituto: «Sembra poi non esserci necessità: provvederà direttamente il signor Tanzi». Fausto Tonna, l’uomo dei conti di Parmalat, ha sottolineato nella sua deposizione: «Io ritenevo la partecipazione nel club scaligero come un asset della stessa Parmalat proprio in ragione del fatto che da questa venivano tratte le risorse finanziarie utili all’acquisto». Dopo il crac si sarebbero mosse le banche. «Sapevano che questi soldi che loro avevano prestato erano di Tanzi – ha sottolineato il procuratore capo La Guardia – e indussero Pastorello a vendere la società a un terzo soggetto in maniera da poter rientrare completamente o in parte».
Nel 2001 Tanzi, da patron-ombra del Verona, non avrebbe potuto consentire la retrocessione in B. L’aiuto ai veneti, l’illecito, si sarebbe consumato quel 10 giugno ai danni del Napoli. Corbelli ha dichiarato a «Report»: «Fui interrogato due ore e mezza la prima volta a Roma e poi forse altre tre ore a Firenze. Diedi notizie, non ero in possesso di documenti scritti ma avevo la tracciabilità delle operazioni». Due giorni fa l’ex presidente è stato negli uffici della Procura di Napoli per essere ascoltato dal pm Giuseppe Narducci, il magistrato di Calciopoli.
Francesco De Luca (da Il Mattino)

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