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La vita di noi napolisti del Paris-San Gennar

Stavolta è stato diverso. La sofferenza iniziale era pura e semplice legge del contrappasso: se soffriamo al primo tempo, godiamo, inevitabilmente, al secondo. Stavolta è stato diverso perché stavolta abbiamo vinto. Un campo difficile e tempeste di vento antagoniste. Eppure la squadra c’era e al 71’ c’è stato il tocco del signor Lavezzi.
A quel punto il gioco è passato a noi: quanto abbiamo esultato? Tanto. E come abbiamo esultato? Alla nostra maniera. Perché i tifosi del Napoli hanno un supplemento anatomico invisibile pensato come una molla che scatta al minimo accenno di adrenalina. Sicché, quella molla, oggi come sempre di fronte alle partite, ci ha fatto gridare a lungo, finché ci è mancato  il fiato. Poi un respiro rapido per riempire i polmoni e di nuovo tutti ad urlare, ad applaudire, a strattonarci complici gli uni con gli altri e, perché no, a sfogare la tensione con qualche leggera imprecazione. Divertito da quella festa di canti sgolati, il mio collega francese si è fatto scrivere il testo di un coretto, mentre qualcuno raccontava di trovarsi in vacanza, di non aver potuto fare a meno di cercare un locale che proiettasse la partita e di essersi, così, ritrovato in mezzo a noialtri, la domenica dell’ora solare.
A Parigi c’è un bar. In realtà, ce ne sono diverse migliaia, ma uno in particolare offre un servizio speciale. Andrea è di Pavia e gestisce un bar nel nono.
A Parigi, poi, c’è un club. In realtà, ce ne sono diverse migliaia, ma uno solo si chiama Club Napoli – Paris-San Gennar. Sabatino, Luca, Donatella, Diego ed Enrico l’hanno appena fondato. Lavorano, studiano e tifano. Si conoscono da poco, ma, si sa, le passioni sono anche collanti e loro cinque sono diventati amici. Assieme hanno guardato le partite in streaming, assieme si sono spostati di locale in locale a seconda della programmazione (qui non è facile trovare un gestore che preferisca il Napoli ad altri team, una domenica qualsiasi di campionato). Un giorno, poi, sono capitati in un bar, al nono, coi tavolini in legno, una canzone di Ligabue sul muro e un proprietario italiano: Andrea.
Un punto di riferimento è tale se permette di muoversi, in senso ampio, verso le più disparate direzioni con la certezza che qualcosa resta sempre dov’è. Così, con quel bar al nono come punto di riferimento, Sabatino, Luca, Donatella, Diego ed Enrico hanno potuto cominciare ad elaborare un progetto. Pochi mesi dopo è nato il Club Napoli – Paris-San Gennar: progetto realizzato!
Seduti a chiacchierare, i ragazzi  mi hanno parlato, entusiasti, dei prossimi impegni del Club: un logo e un coro personalissimi, una rete di collegamento tra  le varie associazioni di supporto al Calcio  Napoli in Europa, e, sperano, anche un riconoscimento ufficiale dalla società. Sorridono quando mi raccontano che, per festeggiare il compleanno di Maradona, gli hanno dedicato la tessera numero 10. Sul blog, avevano scritto che si auguravano di vincere a Brescia, come quella volta durante la stagione ‘86/’87, e oggi, un altro argentino è riuscito ad esaudire il desiderio di tutti e, soprattutto, a creare, forse a sua insaputa, una rete di parallelismi simbolici che al Paris – San Gennar non sono sfuggiti.
Mi alzo per uscire dal locale e uno di loro aggiunge che vorrebbero che il Paris-San Gennar diventasse un grande cuore azzurro di cui si possa sentire il battito per le strade di questa grande e, talvolta, grigia città. L’amico, però, gli da del retorico e si raccomanda di non scriverlo. Io lo rassicuro e vado via.
Ci ripenso subito. Per strada e nel treno ci sono i parigini. E i parigini passeggiano spesso fuori dal bar al nono. Lanciano occhiate distratte, ma poi si fermano senza riuscire a reprimere l’istinto di osservarci. Siamo colorati, innamorati, a volte arrabbiati, e, da dietro quella vetrina, pare che pulsiamo. Come un grande cuore azzurro che i parigini non riescono ad ignorare.
Ebbene, io credo che la metafora sia perfettamente pertinente.
FORZA NAPOLI!
Fortunella Manna

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