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La vera vittoria che fa sognare i tifosi

Con due gol da artista del calcio, Hamsik ricaccia in gola l’urlo di gioia, quasi volesse dissolvere le acrimonie covate verso critiche e rimproveri. Lo slovacco e Maggio, i due «più discussi» per rendimento, hanno risposto anche alla vittoria della Juve, riportando il Napoli al terzo posto. È stata una partita, più agonistica che tecnica, condizionata dalle tensioni, opposte, vissute dalle squadre. Napoli in ambasce dopo il ko con la Lazio, Bologna in preda al caos societario. Un clima che ha finito per esaltare soprattutto il talento individuale di chi dispone di qualità: Cavani, Lavezzi e Hamsik. Con loro hanno trionfato pure i centrocampisti, i picchiatori e i faticatori, e lo spettacolo ne ha ovviamente risentito. Il match ha compiuto un cammino regolare, con una brezza di manovra sempre a favore dei napoletani capaci di non ritenere mai archiviato l’esito dell’incontro. Ma attenzione: è stata non soltanto, ma anche la vittoria del cuore. Lo si è percepito sin dai primi minuti, quando gli azzurri hanno preso di petto gli avversari, senza spocchia, con un’umiltà estremamente aggressiva. Il cuore conta sempre, anche in questo calcio robotizzato. Il Napoli ne ha impiegato in abbondanza, ma ha schiantato il Bologna nel primo tempo sul piano del gioco. Un pressing alto da togliere il fiato, un ritmo elevato che ha sovente frastornato i centrocampisti emiliani. Molta attenzione in tutti i settori: sulle fasce, per impedire pericolose avanzate degli esterni; e in difesa, dove la marcatura di Santacroce ha inchiodato un Di Vaio pressoché irriconoscibile e costretto, per l’intera gara, ad un solo tiro, da tre metri, bloccato da De Sanctis. Un Napoli, insomma, molto pratico, tipicamente italiano nell’attitudine ad adattarsi, con sprazzi di sofferenza, alle varie fasi della partita. Il Bologna non è la Lazio e l’esame di ieri era rilevante solo per capire se la sconfitta di Roma avesse schiarito le idee. La risposta individuale e collettiva è stata franca, forte. E così in una settimana s’è passati dal fumo all’arrosto. Ma quella di ieri è stata soprattutto la vittoria di Hamsik: il meno acclamato, eppure ingranaggio necessario al funzionamento della compagine. Brasiliano nei piedi, senz’altro buoni, però con mentalità europea. Calcio elegante il suo, tuttavia rigoroso, senza fronzoli, com’è spesso quello dell’uomo-qualità. Cioè: sì al colpo di tacco, al dribbling, ma solo se rappresentano la soluzione migliore. Giocatore generoso, anche: lo si poteva trovare sulla linea di mediana a contrastare e pochi secondi dopo nell’area avversaria, a cercare il gol. Discontinuo ma prezioso. I profondi conoscitori del calcio spiegano che queste, nel bene e nel male, costituiscono le prerogative di chi diventerà un fuoriclasse. Ieri Hamsik è tornato ad essere Hamsik.
di Toni Iavarone (da Il Mattino)

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