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Harakiri torinese, 12.30 pranzo

Non mi parlate delle partite a mezzodì: è vero avevamo un ottimo precedente ma io vi assicuro che sono partito già sconfitto…
Ed il motivo è presto detto (a furia di leggere Fabbrini…)!
14 novembre, seconda domenica del mese: a Torino c’è il Gran Balùn (mercatino delle pulci), appuntamento irrinunciabile per mia suocera e la sua mini combriccola. Infatti in genere si pranza tutti assieme (proprio perché così c’è l’occasione  di incontrarsi) e poi via a cercare l’affare.
E allora io, da bravo marito (donne che leggete: invidiate la mia mogliettina), che faccio? Dico: “Fabry, stavolta cuciniamo noi che è da tanto che non invitiamo il parentado!” Infatti in genere la “palla al centro” coi parenti piemontesi è tra le 12 e le 12,30 e, con un pizzico di cazzimma (si può dire?), ho pensato che alle due, massimo due e mezza, si sarebbe suonato il “liberi tutti” e così io mi sarei goduto la partita in santa pace (magari pure in beata solitudine).
Peccato che ignorassi l’ora della partita (uomini che leggete: siete autorizzati a sfottere) e così quando l’ho scoperto ho subito iniziato a prepararmi psicologicamente alla disfatta. Sì perché, sia detto senza cattiveria, ma il parentume piemontese porta un po’ sfiga… diciamo pure che marca a peste! E quindi ho cercato di preparare pure mio padre (“Ba’ vide comme t’ho ddico: cca’ dummeneca ce ‘ntussecammo!”). Lo so forse avrei dovuto essere meno remissivo, seguire qualcuno dei riti selezionati da Ilaria (aaah, Phil Collins!), insomma lottare contro il destino avverso e chissà che non avrebbe reagito diversamente anche il nostro “undici”.
Come è andata a finire lo sapete tutti: in più c’è da dire che il babbo si è beccato pure l’influenza intestinale e quindi lui la partita non l’ha proprio vista (è un bene). L’unica cosa che mi consola è che abbiamo comunque mantenuto il terzo posto. Siamo lì e ci resteremo fino alla fine (vero ragazzi?!). Adesso pausa e poi si ricomincia a correre.
Diego Fusco

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