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Croce, Eduardo e Totò
i cumuli non li coprono

Ma passione per il calcio e impegno civile verso la propria città possono coincidere? È vero ciò che dice Massimiliano Gallo: siamo stati colerosi e terremotati. Adesso immondezzati. Per quanto concerne il sapone rivendico invece con orgoglio la cultura che le donne di Napoli fanno risplendere case, ville e bassi come regge reali. E, senza timore di smentite, credo valga anche per l’igiene personale. Fa però tristezza nel cuore vedere al telegiornale che duemilanovecento tonnellate di rifiuti giacciono nelle strade. Salvo poi suscitare un amaro sorriso che a Napoli riusciamo persino a fare la contabilità della munnezza: ci sta chi con cura si prodiga a pesarla e non chi la raccoglie. E, peggio ancora, non c’è chi sappia prevedere un serio ciclo di gestione dei rifiuti. Ma certamente non possiamo darla vinta ad un Matteo Salvini che durante i suoi comizi nordisti canta queste canzuncelle deficienti. Deve per forza obbligarci a ricordargli che “Giulietta è na zoccola”? Soprattutto in tempi di spinte federaliste bisogna far leva sulle nostre radici, le nostre eccellenze.
Saremmo ancor più ingenui se pensassimo che la passione che i napoletani nutrono per il Napoli sia la causa principale dei problemi della città. Ieri, in occasione del trentennale dal disastroso terremoto dell’80, affermavo che la città di Napoli ha un profilo storico molto più importante della squadra di calcio. Tutto vero. Se attualmente la città è costretta ad affrontare vecchie e nuove emergenze non significa che è tutto perso. Sotto i cumuli di munnezza non potranno mai finirci gli scritti di Benedetto Croce, le commedie di Eduardo, la poesia principesca di Salvatore Di Giacomo o le smorfie di Totò che sul suo volto convogliava tutto il mistero e il destino della città. Senza voler annoverare la Napoli oleografica della pizza, sfogliatella e babà perché da qualche tempo sembra esserci qualche legge speciale che non possiamo più rivendicare certe prelibatezze. Tranne quando ci rechiamo da amici a Roma o Milano e siamo costretti a portarci l’oro bianco della nostra mozzarella in scatole di polistirolo. E allora “digiamogelo frangamende”, come direbbe La Russa, qui ci sono ancora eccellenze che il mondo ci invidia. Saremo un poco poco strafottenti, ci interessa di più una rovesciata di Lavezzi che una buca in via Toledo, ma si può rimediare. Ed è bene sollevare certi temi, anche con spiccato senso critico. Ma male non fa se Napoli, come sta accadendo, almeno nel calcio può guardare dall’alto in basso Torino, Milano e Roma. Purché non ci si accontenti e si ricordi che le partite da vincere sono anche altre.
Valentino Di Giacomo

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