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Madonna, che Napoli ragazzi!

Vi assicuro che per me il campionato potrebbe finire qui (ovvio che esagero e che la prossima vittoria che mi procurerebbe analogo godimento sarebbe quella con la Juve, ma lasciatemelo dire, per carità): battere la Roma dell’ odiosissimo Ranieri e del bamboccione Totti è una cosa troppo grande, un’ emozione troppo difficile da gestire. Ed infatti, dopo un primo tempo tesissimo a divorare unghie e pellicine e a sentire continue fitte al cuore, quando ormai era chiaro che la partita doveva essere nostra, data la straordinaria superiorità azzurra, quando ancora però c’era una grandissima paura per lo storico culo che accompagna i giallorossi e che quindi avrebbe potuto portarli alla vittoria con un solo tiro in porta, quand’è arrivato quel primo gol, ammetto di non aver capito più nulla. Ho perso il controllo. Definitivamente. Non ricordo niente, le orecchie ovattate, il corpo è partito da solo. Mio marito mi ha raccontato che l’ho stretto talmente forte da fargli male, e che il mio vicino di posto gli ha consegnato la mia borsa, che avevo letteralmente lanciato sotto di me, fregandomene altamente del fatto che contenesse persino l’ abbonamento, per gettarmi tra le braccia di tutti quelli che mi stavano accanto.
È così che si perde il controllo. Basta un niente. Basta vedere uno squadrone, una macchina da guerra, azioni mai viste e pensate prima, palleggi palla a terra precisi, telecomandati. E un Hamsik lucidissimo, finalmente nella posizione perfetta per lui: avanti, avanti, senza mai arretrare oltre la linea di centrocampo. Madonna santissima: che Napoli, ragazzi! Che goduria, che carattere, che gruppo! La Roma che si è vista oggi al San Paolo è una squadra defunta, morta e sepolta. E non serve a nulla che Ranieri si metta in campo ad assistere all’allenamento, nel pre-partita: è tutta una questione di finta. Come finto è lui quando dice che “il Capitano viene prima di tutto”.
Il Capitano, ormai, è andato. Vedere l’ombra di uno dei giocatori più fantasiosi degli ultimi dieci anni è stato tristissimo ed è stato penoso vederlo mentre accennava ad uscire dal campo convinto che Vucinic dovesse sostituire lui e non Borriello. Vedere Totti chiamarsi i falli da solo e protestare se gli rubavano palla, regolarmente e con nonchalance, è stato ridicolo, troppo ridicolo da non risultare addirittura penoso. Ammetto che adesso mi sembrano molto più verosimili le voci secondo cui quel famosissimo calcio sferrato a Balotelli che gli costò tre giornate di squalifica fosse stato provocato da un “sei un vecchio ciccione” rivolto al pupone dal ragazzino.
La vittoria contro la Roma ci ha riempiti tutti, ci ha sicuramente restituito la gioia del San Paolo. Oggi, all’uscita dal San Paolo, sembrava di aver vinto lo scudetto, non una partita: in momenti come questo (solo in momenti come questo) questa città torna a riempirsi di colori stupendi, di azzurro e diventa tutto quello che una persona (un napolista) potrebbe mai sognare. Un cielo azzurrissimo, come questa vittoria. La porta di De Sanctis inviolata. E porca miseria se non doveva finire così! Un ultimo pensiero a quel santo di mio marito. Oggi per scaramanzia abbiamo cambiato un po’ i rituali, a partire dai posti occupati allo stadio, ma, soprattutto, dalla merenda. Niente merenda in campo, oggi: l’ho costretto a pranzare prima di andare allo stadio una meravigliosa pasta e zucca pepata pepata. Quando alla fine gli ho detto che, dato il risultato perfetto, non porteremo mai più un panino allo stadio, quasi si è sentito morire: “nemmeno se giochiamo di sera?” mi ha chiesto. “No, marito, si mangia dopo”, gli ho risposto, “la fame azzurra si sazia con un azzurro così”. Forza Napoli. Avanti così.
di Ilaria Puglia

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