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La Galleria Umberto rimbombò per Ronzon

Campionato in pausa, c’è spazio per pensieri retrospettivi. Chi si ricorda del calcio senza la Tv? Non solo senza partite da vedere sullo schermo ma anche senza commenti, interviste a caldo, duelli verbali. Attraversare oggi, sia pure in fretta, la Galleria Umberto è come passare in una leggera nube di epoche napoletane. Ah, il Salone Margherita e il Varietà… Ma subito gli occhi vanno verso l’alto: le finestre dei giornali, ronzìo delle telescriventi. E sotto, il  bar Brasiliano, golden point dei tifosi azzurri, nel sabato pre-partita e nella sera della domenica. Capannelli affollati, un mediterraneo Hyde Park corner su tutta la superficie calpestabile, per confronti regolati da una spontanea democrazia sportiva.
Due interlocutori si affrontavano con colorite dialettiche calcistiche, circondati da gruppi di testimoni-ascoltatori. Uno parlava, l’altro sentiva. Poi il secondo rispondeva, e così via. Quelli del capannello approvavano o contestavano senza violenze verbali: risoluti cenni del capo, verso il basso (sì, sì, sì…) o da destra a sinistra (nooooo..). Anche qualche opinione a voce, ma con brevi esclamazioni.
Al sabato, con meno gente, dibattiti sulla probabile formazione o sulle indiscrezioni della settimana. Alla domenica sera, lo scenario dipendeva dal risultato e dal comportamento dei giocatori in campo. Facce scure, occhi sanguigni, toni tesi, in caso di brutta partita. Volti rilassati, sguardi compiaciuti, parole eccitate, in caso di bella partita.
Gli oratori erano di due specie: abituali e occasionali. Gli abituali avevano i loro fans (ma  non si chiamavano così…) che gli consegnavano puntualmente un buon indice d’ascolto. Gli occasionali erano più emotivi e poteva succedere che, indispettiti o a corto di argomenti, abbandonassero il confronto. A quel punto, se c’era un volontario, si continuava, sennò bastava spostarsi di mezzo metro e ascoltare altri opinion makers.
Una volta, era il 21 giugno del ’62, non ci furono capannelli. Era la sera del primo vero successo nazionale del Napoli: Coppa Italia conquistata nella finale allo stadio Olimpico, 2 a 1 sulla Spal, reti di Corelli e Ronzon. E fu la stessa felicità a suggerire un altro modo di stare insieme. Tutti uniti nella folla a compiacersi, mentre a intervalli regolari un giovane magro e bruno saliva sulle spalle di un più robusto amico. Per chi non conosceva i dettagli finali del trionfo, per chi voleva sentirli ancora e ancora, senza fine, il ragazzo portava le mani a conchiglia sulla bocca e gridava con quanto fiato aveva: “All’ottantesimo minuto, uno a uno. Prima ha segnato Corelli, poi la Spal ha pareggiato su rigore. Però adesso ecco in area Ronzon, del Napoli. Prende la palla, guarda il portiere e tira…Gooooool…”
Qui finiva la rapida, emozionata, entusiasta replica dell’immaginaria radiocronaca. E qui la Galleria rimbombava per il tremendo boato dei tifosi. E rimbombò per tutta la sera, fino a tardi.
Mimmo Liguoro

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