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Ho cenato con gli arbitri
di Napoli-Roma

Sabato sera. Con la mia consorte ho ricevuto un invito a cena al Parker’s Hotel. L’occasione è gradita, solo un tantino paludata per i miei gusti. Mia moglie mi ricorda subito che al Parker’s avremmo dovuto festeggiare ben altra circostanza, per fortuna sorride, da tempo ha imparato a prendermi per quello che sono (sforzo sovrumano). Giacca e cravatta e caldo inatteso, ma posso sopportare tutto, sono ormai da qualche ora entrato nell’ultimo miglio: meno di 24 ore mi separano dal derby del sud.
Nella hall dell’albergo c’è insolito fermento, arriva una macchina della polizia di scorta a due taxi ed altre macchine, ad attendere il corteo di vetture altri figuri in borghese con auricolare.
Nessuno dei presenti sembra capire, io sì.
In realtà sbaglio, di poco. Per un attimo ho pensato di veder sbucare Totti dalle porte girevoli ed a quel punto, con pieno e totale trionfo di vigliaccheria, invece di ripetergli parola per parola il mio post aggressivo del pomeriggio sul Napolista, gli avrei chiesto con faccia ebete un autografo da portare ai miei pargoli.
E invece i destinatari di tanta attenzione sono meno noti, ma non meno importanti.
Quattro aitanti (neanche tanto..) virgulti vengono accolti con calore ed educazione, lo stemmino appuntato sulle giacche scioglie ogni dubbio: sono gli arbitri.
Ne riconosco chiaramente due, Tagliavento e Bergonzi. Trascorrerò una buona ora a cercare di ricordare se quest’ultimo è arbitro internazionale o meno, sottraendomi completamente dalle amene discussioni che nel frattempo, all’aperitivo e nei preliminari della cena, i miei commensali hanno intavolato. Mia moglie, mi guarda, se proprio deve, con un misto di biasimo e rassegnazione.
Non è una quaterna normale: Tagliavento, arbitro designato per la disfida, vanta una statistica con la Roma da far tremare le vene ai polsi, su sedici incontri mai una sconfitta per i capitolini e tre pareggi. Il sospetto per me è l’anticamera della certezza.
La casualità si accanisce sul mio sabato sera, ed i signori vengono fatti accomodare ad un tavolo centrale ma prossimo al mio. E’ il crollo della mia socialità. Il panorama, tra l’altro, è mozzafiato.
Mosso da una curiosità morbosa, spinto dalla necessità di carpire particolari che possano indirizzare la mia speranza di un arbitraggio favorevole (smettiamola con i falsi moralismi, non sono uno sportivo, sono un tifoso, malato) cerco di sintonizzarmi sulle frequenze delle discussioni al tavolo, ma l’udito non è il mio senso più efficiente (nulla a che vedere con il gusto..) e quindi ottengo solo un “Coverciano..”, “Udinese..”. Poca roba. Mi innervosisco.
Neanche per il Parker’s i signori sono clienti normali, il servizio già notoriamente lussuoso si trasforma in una vera e propria lampada di Aladino. Due camerieri fissi al tavolo, più un terzo che mesce vino bianco. E ne mesce a profusione. Mi tornerà abbondantemente in mente Domenica, quando il guardalinee frustra una galoppata dell’indomito Dossena vagheggiando su un fuorigioco eufemisticamente discutibile e mio padre chiosa “stai ‘mbriaco!!”. Potrò replicargli solo un mesto “Si!”.
E la cena? Raramente ho visto un numero commensurabile di fiamminghe con tranci di ricciole (mi pareva) e posso con stimata certezza sospettare che l’AIA abbia dovuto inviare qualche sostituto nella mattinata di Domenica: non è possibile che tutti e quattro abbiano superato indenni la nottata senza shock anafilattico per il trionfo dolciario che si è prodotto in quel luogo.
Entra una coppia appariscente, dalle traiettorie degli sguardi famelici posso affermare che tutti e quattro gli ufficiali di gara siano convinti eterosessuali, evidentemente quattro maschi in cattività producono in ogni età ed in ogni contesto un invincibile effetto caserma.
Mi assale solo un velato senso di tristezza quando mi rendo conto che anche questi signori, nei rarissimi momenti di pausa concessi loro dagli efficienti camerieri, digitano selvaggiamente e prolungatamente sui loro cellulari ultimissimo modello. Poi, tronfi, chiudono la cena e si allontanano. Finalmente ritorno a connettermi con il mio tavolo, magari presentandomi agli sconosciuti. Mia moglie dice che mi sono già presentato abbondantemente, mortificato taccio.
A fine serata l’ospite mi sorride, sospetto che condivida almeno parzialmente il mio delirio, ma mi assesta un bel colpo quando dice che la prossima volta per assicurarsi la mia presenza mi porterà da Nennella ai quartieri. Che cafone. E poi anche li mi dicono che Lavezzi e Navarro…..
<strong>Caligola</strong>

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