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Difendo Quagliarella
E’ uno di noi

Non ho sentito le dichiarazioni di Quagliarella dopo la partita; la delusione del risultato di Catania e soprattutto il gioco espresso dalla squadra mi hanno “consigliato” di uscire e sbollire la rabbia; ho letto però la trascrizione, anche di questo giornale; e ho letto soprattutto i commenti. Dunque Quaglia è un “pover’uomo”, un “traditore” ecc.
Cosa ha detto, in sostanza. che non poteva rimanere a Napoli a dispetto dei santi. E non è vero? Possibile che tutti dimentichino i fischi del San Paolo alle prime difficoltà (salvo poi l’esaltazione al momento dei gol, come quello alla Juve o i due rifilati all’Atalanta nell’ultima partita), l’evidente disapprovazione (ad altri risparmiata) per qualche giocata sbagliata, le parole di Mazzarri, i silenzi dell’allenatore e quelli di De Laurentiis dopo i mondiali, le critiche di quest’ultimo per la squalifica di tre giornate, per la quale la società non presentò nemmeno ricorso? E il labiale del presidente (sugli spalti di Siena?), anche quello dimenticato?
Mazzarri preferiva Lavezzi e Quaglia avrebbe dovuto star zitto, giocare ed essere sostituito, sempre lui e mai l’altro, sopportare, insomma, a torto o a ragione, solo perché napoletano, tifoso del Napoli o perché, altrimenti, sarebbe stato considerato un traditore. Ma Quagliarella è un professionista, è un signor calciatore, è nel giro della Nazionale, gioca al calcio non solo per passione; la società ha fatto una scelta (e l’ha fatta, anche su questo giornale si disse subito che l’acquisto di Cavani preludeva alla sua cessione) e dunque lo ha scaricato; e lui ne ha tratto le conseguenze. Usando lo stesso metro dei suoi critici, anche Ciro Ferrara è un traditore, così Fabio Cannavaro e così Di Natale, se vogliamo, che il trasferimento a Napoli lo ha rifiutato (e la lista potrebbe essere lunga, molto lunga). O Quagliarella è un traditore perchè ha (e lo ha) un carattere difficile? È mai possibile che i napoletani, in questa squadra, non possono essere considerati per quelli che sono, giocatori come altri, bravi o meno bravi, e che fanno lo stesso mestiere degli argentini, degli uruguaiani, dei brasiliani e dei… cinesi?  E mai possibile che agli “stranieri” è spesso perdonato tutto e ai napoletani niente? Per andare indietro nel tempo mi viene in mente, tra gli altri, Vincenzo Montefusco, napoletano del Vasto, e la prevenzione e lo scetticismo che c’era nei suoi confronti, soprattutto tra i tifosi, eppure era un gran bel calciatore, nazionale Under 21, stimatissimo da Helenio Herrera (il Mago qualcosa di calcio ne capiva) che lo voleva fortemente all’Inter (e la cessione saltò solo perché l’interista Zaglio, col quale doveva essere scambiato, rifiutò il trasferimento). Anche lui fu costretto ad emigrare (e chi non ricorda la sua doppietta alla Juve in una fantastica partita, l’ultima di Sivori, finita con la famosa scazzottata tra Panzanato e Salvadore). Io Quagliarella lo avrei tenuto, a tutti i costi, ma se è andato via perché gli hanno preferito altri non lo considero, per ciò solo, un traditore ma sempre e comunque un napoletano (come direbbe Ilaria) di noi. Anche e soprattutto per quella faccia – e lo ha ricordato Mimmo Liguoro – che sembra Raffaele Viviani; uno, appunto, di noi.
<strong>Mimmo Taglialatela</strong>

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