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Il mio unico rimpianto si chiama Cigarini

<em>Torno a mente fredda sulla campagna acquisti del Napoli. Ritengo archiviato il caso Quagliarella. Che è stato analizzato al microscopio sotto tutti gli aspetti. Tecnico, tattico, aziendale, psicologico, di costume. Cavani è senza dubbio un ottimo acquisto. Quanto di meglio si potesse reperire sul mercato con le sue caratteristiche. Sono state poi acquistate un po’ di seconde linee. O più francamente rincalzi. E questi certamente ci volevano. Il  campionato lungo ed una coppa europea insieme non si affrontano senza una panchina lunga. Tra gli acquisti un giovane che ancora non ha compiuto 19 anni. Del quale, lo dico per inciso, mi ha colpito sentendolo in tv l’uso corretto dell’italiano. Ma questo non c’azzecca. Il calcio non è la facoltà di lettere. Il problema è che il Napoli spesso non ha pazienza con i giovani . E prima o poi li manda via senza che sia stato possibile valutarne il vero potenziale. Spero che in questo caso non sia così. Se il Napoli  ha preso Dumitru è perché lo ritiene un ragazzo di belle speranze. Gli dia la possibilità di mettersi in mostra.
Quale è oggi la differenza tra il Napoli e le “ grandi”? Non è tanto (o meglio non è solo) nella forza della squadra che va in campo. Bensì proprio nella panchina.  Sulla panchina delle grandi si accomodano spesso delle “star”. Mentre altre “star” giocano il match. La panchina del Napoli è invece composta da “quelli più scarsi”. In realtà il turnover degli azzurri è legato sostanzialmente soltanto agli infortuni, alle eventuali squalifiche ed alla stanchezza. Mai alla scelta di cambiare radicalmente tipo di gioco. Ciò perché in panchina siedono riserve e non altro. Se stessero sempre tutti bene giocherebbero sempre gli stessi undici, dodici o al massimo tredici giocatori. Al momento l’unica vera variante in mano a Mazzarri è Lucarelli. Figurati un po’. Ciò dipende , io credo ma posso sbagliare, dalla capacità economica della società che non è in grado di pagare ingaggi sontuosi per garantirsi un turnover di qualità. Voglio escludere che il fenomeno sia legato alla vista corta del tecnico. Che preferisce pochi fidati buoni giocatori ai problemi di scegliere tra più. E gestire i più.
Sulla campagna acquisti mi è rimasto l’amaro in bocca per la cessione di un calciatore. E non è Quagliarella. Del quale si sa tutto. Pregi e difetti. Uno che ormai è quello che è. Uno che molto difficilmente compirà il salto da buon giocatore a fuoriclasse. Certo era meglio se fosse restato. Ma è andato via. A Maronna l’accumpgna!
L’amaro in bocca mi è rimasto per Cigarini. Uno che da il tu alla palla. Che gioca con la testa alta. Che vede la porta. Che tende a far cose semplici, a me pare, non perché non sappia fare quelle difficili. Ma perché è intelligente. E cerca di non rendere difficili le cose facili. Insomma un giocatore di razza. Può darsi che non maturi. Che non diventi un leader (come sembra credere Prandelli). Insomma che resti nella nebulosa dei grandi talenti inespressi.  E’ però possibile che tra qualche anno diventi un campione. Nel suo ruolo si sa spesso si esplode un po’ più avanti negli anni.  Sono dell’avviso che andavano create le condizioni per metterlo seriamente alla prova. Non vorrei che tra qualche stagione fossimo costretti a mangiarci le mani. Come tanti anni fa accadde con un certo Claudio Sala. Oggetto misterioso a Napoli. Divenuto campione a Torino.
Concludo su Cigarini  con una osservazione sul suo profilo umano. Venuto a Napoli con Donadoni per essere il faro della squadra è scivolato nel dimenticatoio. Mai una protesta. Mai un parola fuori posto. Ha sempre risposto con discipline alle rare chiamate. Anche per pochi minuti. Arrivato in punta di piedi, in punta di piedi se ne è andato. Non ho ascoltato pianti. Rimpianti. Recriminazioni. Certo fosse stato di Casoria, Afragola o Posillipo… anche Max gli avrebbe dedicata qualche lacrimuccia.</em>
<strong>Guido Trombetti</strong>

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