<em>Siamo esaltati, certo. E sfido chiunque a non esserlo dopo il match di ieri. Che, ancora una volta, ha messo in evidenza la grande differenza tra il Napoli dello scorso anno e quello attuale: il centravanti. Figura fondamentale per il gioco del calcio (qui le figure non valgono, contano solo gli assi). E noi pare che questo centravanti l’abbiamo davvero trovato.
Ora sul ruolo e la natura del centravanti ho visto litigate storiche. Se deve partecipare al gioco o meno, se è un corpo estraneo oppure no. Io sono della vecchia scuola: se è centravanti, deve segnare e basta. Fregandosene della manovra. Il numero uno per me resta Gerd Muller, ma mi accontenterei anche di Pippo Inzaghi. Perciò il match di ieri mi ha reso particolarmente felice, perché è successo proprio questo. Per la prima volta, Cavani ha giocato sotto tono. Si è persino mangiato un gol da solo davanti alla porta. Poi, però, quando non lo si vedeva da un po’ (tranne un fantastico recupero in difesa su Cassano), ha piazzato la zampata decisiva. E che zampata. Festeggiata poi non da matador, ma da delfino.
Tre gol in tre partite e primo posto nella classifica cannonieri. Ora non so da quanto tempo un calciatore del Napoli non fosse in testa a questa speciale graduatoria, ma so da quanto tempo non avevamo un centravanti degno di questo nome. E, vi assicuro, di anni ne sono passati tanti. Teniamocelo stretto, facciamolo anche riposare un po’ durante la partita, concediamogli qualche pausa senza farlo sfinire in quei recuperi difensivi che entrano nel cuore dei tifosi ma che poi potrebbero rendercelo meno pronto sotto porta. Tre gol in tre partite, Edinson. Non ci posso pensare.
</em><strong>Massimiliano Gallo</strong>
Evviva il centravanti
che gioca male e segna
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