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Mettiamo l’animo in pace
è un anno di transizione

Se avevamo qualche dubbio, le prime quattro giornate di campionato lo hanno risolto e hanno confermato quella che era più di una sensazione: questa stagione dobbiamo considerarla come un anno di transizione.
Le scelte di mercato operate dal Napoli avevano già lasciato presagire che sarebbe stato difficile sperare già quest’anno nel salto di qualità tanto atteso. Il mancato acquisto di ricambi di qualità per Dossena, la rinuncia a puntare su un centrocampista che dettasse i tempi alla squadra, aver fatto affidamento sulla tenuta di Cannavaro e Grava per una stagione intera, nonché la cessione di Quagliarella non compensata da un acquisto di un calciatore all’altezza che lo potesse sostituire, erano tutti segnali inequivocabili della scelta aziendale voluta dal Presidente ed egregiamente (per la proprietà) condotta dal mite Bigon. Se il Napoli non ha colto la grande opportunità capitata lo scorso anno per poter accedere in Champions League, intervenendo a gennaio per garantire gli innesti necessari al raggiungimento dell’ambito traguardo, era difficile ipotizzare e sperare che lo facesse quest’estate.
Come ogni tifoso del Napoli che si rispetti, ognuno di noi ha vissuto queste partite con la speranza che la nostra squadra potesse stupirci oltre ogni aspettativa. Dopo il gol al Chievo, quanti, nel vedere la classifica aggiornata, si sono spinti nelle classiche recriminazioni (“Ah, se non avessimo preso quel gol dal Bari al ‘90, capito dove stavamo? ”, la frase più ricorrente) per poi misurarsi con una dura realtà che rimanda il Napoli alla sua naturale dimensione.
Come si dice dalle nostre parti, “mi ero messo da tempo con l’animo in pace”, certo di dovermi attendere altalenanti prestazioni da questa squadra, che oscillano da serate indimenticabili come quella di Genova a frustranti visioni, come il match col Chievo.
Le analisi tecniche sono state ampiamente sviscerate dal Napolista ed i suoi autori. Le incognite su questa squadra e la sua costruzione rimangono tutte. Come i doveri del mister, che in tanti abbiamo richiamato alle sue responsabilità. Ha ragione Gallo: dopo quella partita, piangere e recriminare per l’operato dell’arbitro non ha senso. Preferiamo il Mazzarri del dopo Utrecht.
Tuttavia, la mediocrità di questo campionato e le difficoltà che stanno incontrando tutte le (teoriche) concorrenti del Napoli ci spingono a sperare comunque, e ad augurarci che a gennaio il Napoli si trovi in una posizione di classifica che induca il Presidente ad intervenire, laddove necessario.
Liberatosi dei fardelli della vecchia gestione (a libro paga ci sono adesso soltanto Rullo e Bucchi) e accumulato parte del tesoretto dalle vendite dei calciatori e gli incassi Uefa, non esistono alibi per cominciare da subito a programmare acquisti mirati che non siano frutto dell’occasionalità e dell’improvvisazione.


Michele Affinito

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