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Al bar Novecento tra ambi
terni e Champions

Al bar Novecento si rumoreggia. Ma come, sta dicendo Lino: andiamo in Europa, nessuno ce la può togliere più, e magari se non facciamo fesserie, con rispetto parlando, eh, dotto’, pure senza i preliminari, e manco sei contento? Ce l’ha con Gianni, che ha una natura nebbiosa, forse a causa dei vapori della macchina del caffè che manovra incessantemente.
Io non è che non sono contento, dotto’, intendiamoci. Ma dico solo una cosa: ho visto troppa gente che ha vinto al lotto. Solo questo dico.
La risposta mi smarrisce: e che c’entra? C’entra, c’entra; mo’ vi spiego. Io abito nei Quartieri Spagnoli, da noi il lotto è una religione. Adesso per la verità si giocano le bollette, ma le persone più anziane sono legate alle estrazioni, ambo, terno, anche perché là si interpretano i sogni, e che ti devi sognare per giocarti il Chievo vincente a Firenze? E insomma, molti ci pigliano e vincono anche belle somme. Be’, in realtà nessuno vince mai. Nel senso che si rigiocano tutto, e perdono tutto, sperando di vincere ancora di più. Insomma, quello che vince sempre è solo il bancolotto.
Mentre Gianni parla, Lino scuote il testone calvo: lo vedete, dotto’? La deve vedere per forza nera, pure quando ci leviamo qualche soddisfazione. Non si sopporta.
Gianni dice: fammi finire di spiegare, che se no il dottore qua non capisce. Allora, il Napoli ha vinto un terno, quest’anno. Il terno è stato che la Fiorentina, il Genoa, l’Udinese, la Lazio, la Juventus, tutte squadre che minimo erano come noi o più forti, hanno sbagliato il campionato tutte insieme. Questo prima non era mai successo e quindi pure squadre che avevano cominciato malissimo, come la Roma, il Palermo e pure il Napoli, sono arrivate così avanti.
E che vuol dire, dice Lino, un torneo è un torneo, nel corso del campionato la forza se ce l’hai viene fuori, mica si perde. Se siamo arrivati dove siamo arrivati, vuol dire che eravamo meglio di loro.
No, che non vuol dire, dice Gianni. E comunque non è questo, il problema. Il problema è che avendo vinto il terno, essendoci cioè qualificati per l’Europa, dobbiamo stare attenti a non giocarci tutta la vincita. E ce la giochiamo se pensiamo di essere forti, che la squadra così com’è sta bene, che non c’è bisogno di comprare nessun campione. Perché state certi che gli altri un campionato possono sbagliare, non due.
Antonio integra il ragionamento del fratello, armeggiando tra bresaola e fette di provola vicino alla piastra: soprattutto se non riusciamo ad arrivare sesti, che secondo me mica è detto. Noi all’ultima giornata andiamo a Genova e li troviamo come i pazzi, che magari si giocano la vita; la Juventus se la gioca col Milan, che sta in grazia di Dio e tutti, allenatore e giocatori, se ne devono andare e ormai non se ne fottono più di niente, nemmeno di fare una figuraccia. In più Milan e Juventus ci hanno un sacco di affari insieme, e figuratevi se si fanno del male. Insomma, dobbiamo vincere con l’Atalanta e sperare che il Parma si gioca la partita a Torino, se no vedete che ce lo sfilano da sotto, il sesto posto.
Lino non sembra disposto a veder evaporare la propria felicità: e insomma, dotto’, abbiamo passato questo guaio di essere finalmente tornati in Europa, avete capito o no a ‘sti due? Io voglio vedere se rimaneva Donadoni, e mo’ ce la stavamo giocando col Bologna e la Lazio per vedere chi arrivava al quartultimo posto. Vedrete tutti, il Presidente rafforzerà la squadra, mo’ sta solo facendo melina a centrocampo per fare abbassare i prezzi. Lui non si accontenta, vuole la Champions e quest’anno solo per poco non ce l’abbiamo fatta. L’anno prossimo non ci sfuggirà.
Esco dal bar con l’ululato di gioia della curva degli avventori a sostegno delle argomentazioni di Lino. E con l’immagine di Gianni che scuote la testa nel vapore.
Maurizio de Giovanni

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