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Mazzarri dice no al Milan
Crede alla Nep di Aurelio

Insomma, sta succedendo qualcosa? Se sì, ci avvisate? La lettura dei quotidiani oggi non mi ha messo di buonumore. Il Corriere della Sera, che di Milan un po’ se ne intende, scrive che la società rossonera ha deciso di varare la linea austerity più giovani e che una ventina di giorni fa l’amministratore delegato Galliani avrebbe sondato telefonicamente la disponibilità di Mazzarri. Certo, una telefonata è lecita. Allunga la vita, si diceva una volta. Non è questo il caso. E, visto che Cellino proprio dieci giorni fa ha esonerato Allegri, e che oggi la Gazzetta lancia Filippo Galli sulla panchina che fu di Sacchi, vuol dire che il nostro tecnico avrà opposto un garbato rifiuto alla proposta milanista.
Ed è un sollievo. Non solo perché Mazzarri avrebbe deciso di restare. Ma perché Mazzarri crede nel progetto Napoli. L’allenatore è ambizioso, si sa. Andò via dalla Sampdoria proprio perché la società non gli poteva garantire quel salto di qualità cui ambiva. Poi si sa come vanno le cose della vita. Marino rifiutò Pazzini, Marotta se l’è pappato in un solo boccone e ora la Samp è davanti a noi. Ma il campionato non è ancora finito. E, soprattutto, il progetto è appena ripartito. Il Napoli procede per piani quinquennali, come la Nep della repubblica socialista sovietica. Mi si perdoni per l’accostamento, non voglio addentrarmi in scivolose rivisitazioni storiche. Finì come finì, ma in ogni caso la bandiera rossa sul Reichstag loro la issarono. Noi, più modestamente, ci accontenteremmo di un centravanti (non alla Calvino, se possibile) e di un posticino in Europa.
Massimiliano Gallo

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