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Nella casa-museo che ospitò Maradona ai tempi dell’Argentinos Juniors

C’è il primo contratto di Diego, maglie, fotografie. Nel registro delle visite la firma di due bambine che il papà ha chiamato Mara e Dona

Nella casa-museo che ospitò Maradona ai tempi dell’Argentinos Juniors
La casa che ospitò Maradona ai tempi dell'Argentinos Juniors

La piccola stanza nella Calle Lascano

La piccola stanza dove Diego Maradona dormì dai 18 ai 20 anni, sognando di giocare e vincere il mondiale, è rimasta praticamente la stessa. Pochi lo sanno, anche a Buenos Aires e ancor meno a Napoli, ma la casa donata dall’Argentinos Juniors alla sua giovane stella nel 1978, è da pochi anni diventata una casa museo. Intima, a conduzione familiare. Si trova nella Calle Lascano, al numero 2257, poche centinaia di metri dallo stadio che la prima squadra del mito ha già chiamato “Diego Armando Maradona”.

A La Paternal

Il quartiere è La Paternal, semplice, alberato, centrale: un passo da gigante rispetto a quella Villa Fiorito dov’era cresciuto Diego insieme alla sua famiglia. Il momento in cui il club consegnò le chiavi al Pelusa (è facile scrivere del Diez, ci sono almeno dieci modi per chiamarlo), è documentato da un video muto, visibile anche su youtube: un ragazzo impacciato, con lo sguardo assonnato e i ricci folti, bacia a lungo i genitori sorridenti in mezzo alla solita folla di familiari, amici e vicini.

«Il sogno è che un giorno possa venire qui»

La casa è stata rilevata nel 2009 da Alberto Perez Martín e Cesar Perez Dursi, padre e figlio. Il primo è stato avvocato di Maradona, responsabile del suo primo contratto e segretario generale dell’Argentinos Juniors, che grazie ai soldi della vendita di Diego visse quattro anni di trionfi nazionali e internazionali. Il secondo, giornalista sportivo e nostro anfitrione, racconta delle vicissitudini della casa, dopo il passaggio di Diego al Boca, fino all’acquisto del padre dopo un lungo pressing sulla precedente padrona di casa: «Diego non è ancora tornato, chissà se gli piacerebbe: il nostro sogno è che un giorno, quando sarà vecchio e lo lasceranno un po’ in pace, possa venire qui, sedersi al tavolo, bere qualcosa e ricordare i vecchi tempi».

Le sorelle di Maradona

A visitare la casa sono venute le sorelle, che vivono ancora alla Paternal. Il giorno dell’inaugurazione una di loro, commossa, chiese a Cesar: «Vuoi che ti aiuto a pulire quando se ne vanno tutti?». «Se ti faccio pulire, Diego mi ammazza», la risposta. Piuttosto le regalò alcune foto con il fratello che lei stessa non possedeva.

La casa è a due piani e segue due logiche. Da un lato, bacheche con cimeli, cianfrusaglie, riviste e oggetti d’arte; dall’altro, soprattutto per quanto riguarda la cucina, la stanza e il bagno del piano di sopra, il tentativo, piuttosto riuscito, di ricreare l’ambiente dell’epoca.

Tra oggetti esposti c’è anche il primo contratto

Tra gli oggetti esposti – libri, profumi, gadget di ogni tipo e di ogni latitudine – anche il primo contratto. E la copertina della rivista del River Plate quando era la favorita per l’acquisto del Diez: “Babbo Natale, portaci Maradona”. Non andò così. Un’altra copertina della stessa rivista ha come titolo “Più forte di Fillol, Passarella, Alonso e compagnia? Maradona, va a cantare a Gardel!”. Accanto, Cesar e Alberto espongono una foto della leggenda del tango, il cui sorriso sornione sembra prendersi gioco della squadra biancorossa.

C’è un quadro di un pittore napoletano dalla firma indecifrabile (si tratta del Maestro Cuono Gaglione), realizzato durante Juventus 1-Napoli 3 dell’87: in un vortice di azzurro e tricolore, le facce dei tifosi, una rete gonfia, Diego.

Più leggere le pennellate di Liliana Rosa Dursi, madre di Cesar, artista oggi scomparsa, che il giorno del suo matrimonio scherzò: «Fanno più foto a Maradona che a me» (il Diez immortalato in un brutto abito blu con un sorriso felice). In omaggio al lavoro della signora Dursi, non solo per il recupero della casa, ma anche per la memoria storica dell’intero quartiere, è a lei dedicata la “Junta de Estudios Históricos Paternal y Villa General Mitre” (quest’ultima è la zona dello stadio).

Ascoltava vinili a testa in giù

La vita della famiglia Maradona è ricordata qui grazie alla passione di un’altra famiglia: forse è per questo che si riesce a respirare la felicità di un tempo, la semplicità del ragazzino, l’entusiasmo e i brividi per la storia che stava per essere scritta. Ancora una certa poesia: il giovane diventava leggenda, ma mentre i giornali raccontavano l’astro, lui dormiva in una stanza spoglia, ascoltava vinili a testa in giù, chiacchierava dal terrazzo con i vicini con i quali poi scendeva a giocare a carte sul marciapiede. Un Maradona di quartiere. Già lo paragonavano a Pelè, ma giocava in una squadra di media classifica, con una storia travagliata e bellissima.

Il registro delle visite con le firme delle piccole Mara e Dona

Prima di uscire, un’occhiata al registro delle visite. Cesar e Alberto per adesso le limitano, per ragioni di sicurezza e tempo libero. Ma vorrebbero che presto si riempisse di firme napoletane. Per ora colpiscono quelle di due bambine: Mara e Dona Rotundo hanno visitato la casa di un ragazzo che fece impazzire il loro papà.

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