Luis Alberto: «Il primo anno alla Lazio volevo smettere e tornare a fare il cameriere»

In un'intervista alla Gazzetta: «Quest'anno vedo il Milan da Scudetto, senza coppe sarà più facile anche se ci sono tante squadre in lotta»

Luis Alberto Repubblica Roma napoli

Lazio's Spanish midfielder #10 Luis Alberto gestures during the UEFA Champions League last 16 first leg between Lazio and Bayern Munich at the Olympic stadium on February 14, 2024 in Rome. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta, Luis Alberto ha svelato alcuni retroscena legati alla sua permanenza alla Lazio, non risparmiando una piccola bordata a Lotito.

Le parole di Luis Alberto

Si può dire che cosa è successo con il Milan in passato?

«Ho parlato con Maldini e Leonardo. Era il 2018-19. Ho sempre saputo però come va qui in Italia, non era facile portarmi via dalla Lazio.»

In passato si è letto: “Luis Alberto voleva smettere col calcio e fare il pittore ma è stato convinto da Tare a continuare”. Tutto vero al 100%?

«Più o meno. Il primo anno alla Lazio non è stato facile, sono stati sei mesi difficili. C’è stato un momento in cui volevo smettere e tornare a casa. Mi sarei messo a giocare con gli amici, avrei forse fatto il cameriere che era il mio lavoro da ragazzo. Tare mi ha fatto cambiare idea, magari a San Siro guardero Milan-Lazio con lui….»

Con Sarri che rapporto c’è? Vi sentite?

«No, da quando è andato via dalla Lazio non gli ho parlato, mi sento solo col ragazzi del suo staff. A Sarri però voglio molto bene, mi piace perché è un uomo che vive sempre con la faccia in avanti.»

E in campo che tipo di allenatore è, visto dallo spogliatoio?

«Posso dire che ho imparato tantissimo da Sarri, per me è un maestro. Forse lo vedrò in albergo prima della partita, mi farebbe sicuramente piacere.»

Otto anni in una città sono lunghi. Guardando indietro, lo scudetto inseguito e poi svanito nel 2020 resta il ricordo più forte?

«Vi dico che, veramente, fino a febbraio di quella stagione ero convinto che avremmo vinto lo scudetto. Ero convinto al 100%. Abbiamo giocato contro il Bologna a fine febbraio, poi il campionato si è fermato e il calcio è fatto così, lo sapete, cambia ogni settimana. Prima dello stop vedevo la squadra felice, in quelle settimane con uno sguardo capivi che cosa volesse fare il compagno. Il Covid ci ha distrutto.»

Cinque anni dopo, c’è una spiegazione?
«Ricordo gli infortuni di Leiva, Radu, Marusic, una squalifica di Caicedo in estate. Prima girava tutto bene, dopo ha iniziato a girare tutto male e mi sono detto “ora la vedo dura”.

E lo scudetto quest’anno chi lo vince? Il Milan ha chance?

«Si, per me è da scudetto e il derby vinto è stato un grande passo avanti. C’è Luka (Modric, ndr) che gestisce la palla, Fofana, Loftus-Cheek, Rabiot, in mezzo sono forti. E davanti con Pulisic e Leao la qualità è tanta. Senza le coppe sarà più facile, anche se ci sono tante squadre in lotta.»

Che sarà invece di Luis Alberto?

«In testa ho la voglia di continuare con il calcio, mi piacerebbe fare allenatore o il direttore sportivo ma adesso non ci voglio pensare. Ho 33 anni, posso giocare ancora per tre o quattro anni e divertirmi. E poi tutti quelli che smettono mi dicono che l’addio è un momento difficile.»

E se chiamasse una squadra italiana?

«In Italia mi vedo solo con la Lazio.»

Allora, se chiamasse la Lazio?

«Se mi chiamasse Sarri forse potrei pensarci un po’ ma… se chiamasse Lotito, nulla da fare.»

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