Euro 2032, Michele Uva (Uefa): «Le infrastrutture sono una zavorra per l’Italia, al momento ha solo uno stadio»
Il direttore esecutivo Uefa: «Solo lo Juventus Stadium rispetta i parametri imposti, l'impiantistica è fondamentale per la candidatura»

Db Berlino (Germania) 14/07/2024 - finale Euro 2024 / Spagna-Inghilterra / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Rodri Hernandez
L’Italia ospiterà, insieme alla Turchia, gli Europei del 2032. Ospiterà o dovrebbe ospitare. L’Italia ha il problema stadi che non sono adeguati alle normative. I turchi sembrano poter contare su impianti atti a disputare la competizione, a differenza, invece, del nostro Paese che è ancora indietro. L’unica struttura appropriata ad Euro 2032 sembra essere l’Allianz Stadium di Torino, come spiegato da Michele Uva, Executive Director dell’Uefa, al Social Football Summit.
Il commento del dirigente Uefa sull’Italia in vista di Euro 2032
«Sono molto positivo, non mi arrendo. L’Italia ha tempo fino al 1° ottobre 2026 per i 5 stadi che può presentare e l’Allianz Stadium è l’unico al momento che ha i parametri. Poi c’è sana competizione tra altri 12 stadi per occupare gli altri 4 posti. Per l’Uefa l’Italia è importante e non ospita un grande evento dal 1990, probabilmente le infrastrutture sono state la zavorra che non ci hanno permesso di candidarci. L’obiettivo della Uefa è organizzare l’Europeo per aiutare la Figc a implementare il processo. Ma una cosa è giocare qui e un’altra è giocare nel vecchio Delle Alpi. L’impiantistica è importante, penso sia un diritto di chiunque assistere a un match in uno stadio coperto e con tutti i servizi. C’è consapevolezza che bisogna accelerare. Quali sono i parametri? In tutto sono 132, a livello di requisiti per uno stadio per essere a norma e Uefa, il 20% sono legati alla sostenibilità»
L’ex vicepresidente Uefa ha speso ulteriori parole per la Figc e sulla strategia applicata:
«La Figc è stata tra le prime in Europa ad analizzare e contestualizzare la nostra strategia, oltre ad applicarla. C’è grande spinta dei partner commerciali e della società civile, secondo me c’è una sensibilità ma è chiaro che il percorso è lungo: l’importante è che ci sia la base, molti club di Serie A hanno il manager di sostenibilità. Siamo sulla buona strada.
La sostenibilità si basa su cinque pilastri collegati tra loro: finanziario, sportivo, ambientale, sociale e culturale. Ogni regione segue il proprio percorso, ma l’obiettivo è unirli in una strategia comune. Quando sono arrivato in Uefa nel 2021 c’era ancora poco su questo tema. Prima di creare una strategia serve l’impegno forte della società. Un esempio positivo è la Juventus. Infine, l’impatto di carbonio del calcio europeo è molto basso (0,0000001%): possiamo fare la nostra parte, ma non possiamo essere noi a salvare il pianeta».











