Gattuso lo vuole in Nazionale, ma Ahanor deve aspettare i 18 anni per essere “italiano”
Ne scrive So Foot. Nato e cresciuto ad Aversa, i suoi genitori nigeriani non possiedono la cittadinanza italiana. È vittima della burocrazia e del principio dello ius sanguinis.

Ni Napoli 11/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Honest Ahanor
Oggi parliamo di Honest Ahanor: a soli 17 anni, il giovane difensore dell’Atalanta è già considerato uno dei gioielli più promettenti del calcio italiano, dopo essere diventato il primo giocatore nato nel 2008 a partire titolare in Serie A. Così ne parla So Foot:
“Sono bastate sei partite con il Genoa per convincere i grandi club italiani, tra cui proprio l’Atalanta, che ha sborsato 22 milioni di euro per assicurarselo la scorsa estate. Nonostante sia considerato una grande promessa, Ahanor non ha ancora alcuna convocazione — né con la Nazionale maggiore né con le giovanili.
La ragione è burocratica: il giocatore è nato e cresciuto in Italia, ma non può (ancora) avere la cittadinanza italiana”.
Il caso Honest Ahanor
Cos’è l’italianità? Questo tema risuona fortemente nel caso di Honest Ahanor. Come più di un milione di minorenni in Italia, anche lui è vittima della burocrazia e del principio dello ius sanguinis, cioè del “diritto di sangue”.
Pur essendo nato e vissuto senza interruzioni in Italia, Ahanor — originario di Aversa, in Campania — non è considerato legalmente italiano, poiché i suoi genitori, di origine nigeriana, non hanno la cittadinanza italiana.
Il quotidiano francese, invece, racconta una realtà diversa, lontana dalla nostra:
“In Francia, invece, un minorenne nato nel Paese e residente da almeno cinque anni ottiene automaticamente la cittadinanza al compimento dei 18 anni, grazie al principio dello ius soli. In Italia, invece, questa naturalizzazione non è automatica”.
«Questa legge non ha alcun senso, ed è ingiusta», spiega Daniele Papa, avvocato di Palermo specializzato in diritto dell’immigrazione. «Purtroppo non è il primo né sarà l’ultimo sportivo italiano vittima di questo sistema. Si dice spesso che lo sport è una realtà a parte, dove razzismo e discriminazione non esistono, che si accetta chiunque, a prescindere dalle differenze. Sulla carta suona bene, ma nella realtà — e l’esempio di Ahanor lo dimostra — le cose sono diverse.»
La convocazione di Gattuso
So Foot poi riporta:
“Il difensore italo-nigeriano dovrà attendere il 23 febbraio prossimo, giorno del suo diciottesimo compleanno, per poter presentare richiesta di cittadinanza. Una frustrazione condivisa anche all’interno della Nazionale, dove Gattuso avrebbe voluto convocare Ahanor già a ottobre, ma è stato fermato dalla burocrazia. Nel frattempo, la Nigeria, Paese d’origine dei suoi genitori, segue con interesse la situazione.“
E come ricorda l’avvocato, Honest Ahanor non è il primo né l’ultimo atleta italiano ad affrontare questo problema. Mario Balotelli, Angelo Ogbonna, Fausto Desalu, Great Nnachi, Myriam Sylla… la lista degli sportivi italiani vittime di questa ingiustizia è lunga.
A questo punto, So Foot si chiede:
“La domanda resta: che cosa significa essere italiani? Avere un bisnonno italiano ma non aver mai vissuto in Italia? O essere nati e cresciuti sul suolo italiano?
Di fatto, è più semplice per un argentino o un brasiliano con nonni italiani ottenere la cittadinanza che per un ragazzo nato e cresciuto in Italia da genitori stranieri — come dimostrano i casi di Jorginho, Thiago Motta, João Pedro e molti altri”.
E conclude:
“A differenza di molti coetanei senza documenti, Balotelli, Ahanor e Sylla hanno avuto la fortuna di essere sportivi di alto livello, ottenendo così più facilmente la cittadinanza.
Per migliaia di altri ragazzi nati e cresciuti in Italia, invece, è ancora un percorso a ostacoli: tra il 2019 e il 2023, solo 295.000 minorenni stranieri hanno ottenuto la cittadinanza, a fronte di oltre un milione che vivono stabilmente nel Paese.
Mentre l’Italia diventa sempre più multietnica, il diritto del sangue resta un freno all’integrazione. A febbraio Ahanor sarà finalmente italiano, ma l’ingiustizia che rappresenta non finirà con lui”.











