Vita da cheerleader: “non siamo solo un bel faccino. È faticoso, ci alleniamo tutti i giorni e devi sorridere sempre”
Sulla Faz. Nel football americano sono "un fenomeno culturale unico". Tante hanno anni di esperienza nella danza agonistica, ora i costumi le coprono di più

LAS VEGAS, NEVADA - NOVEMBER 13: Members of the Las Vegas Raiderettes cheerleading squad perform during the Raiders' game against the Indianapolis Colts at Allegiant Stadium on November 13, 2022 in Las Vegas, Nevada. The Colts defeated the Raiders 25-20. Ethan Miller/Getty Images/AFP Ethan Miller / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP
Danaë Meyers ha 24 anni, lavora a tempo pieno in uno studio di ingegneria e, nel tempo libero, balla davanti a milioni di persone. È una cheerleader dei Colts, squadra storica della Nfl, football americano, e davanti a 60.000 spettatori alterna minigonne, stivali e sorrisi. Dice di non sentirsi a disagio: “Tutt’altro”. Vuole ribaltare la narrazione sulle cheerleader, viste solo come “belle che sorridono e applaudono”. “La mia gonna corta è così carina e soffice, ma per me è come un costume da supereroe”.
Nella Nfl – racconta la Faz – 24 delle 32 squadre hanno una formazione di cheerleader; solo la metà include uomini. Il dibattito sulla rappresentazione femminile è acceso in altri sport, ma non nel football americano, dove le cheerleader restano “un fenomeno culturale unico”, come scrivono i ricercatori della Lehigh University. Netflix ci ha persino costruito una serie multimilionaria, dedicata alle ragazze dei Dallas Cowboys.
Danaë si sente “forte, potente, possente”. Per lei il cheerleading è autodeterminazione: “Non siamo solo un bel faccino a bordo campo”. Laureata in Ingegneria Industriale, ha un debole per i numeri, ma anche per la creatività e la disciplina. L’ingresso nella squadra non è stato semplice: prove fisiche, selezioni, allenamenti serrati. Allenarsi quasi ogni giorno, due o tre volte a settimana in gruppo, esibirsi nei weekend: un impegno totale, oltre al lavoro diurno. “Può essere davvero faticoso. Ci si aspetta che sorridiamo sempre, anche quando non ne abbiamo voglia. Fa parte del lavoro”, racconta.
Fare la cheerleader nella Nfl è un lavoro duro. Allenamento fisico quasi quotidiano, due o tre allenamenti di squadra a settimana, esibizioni nei fine settimana e oltre: Danaë e le sue compagne di squadra dedicano moltissime ore ogni settimana. Tutto questo oltre al loro lavoro regolare, alla loro vita quotidiana. Può davvero essere faticoso, dice Danaë. Ci si aspetta che sorrida sempre, anche quando non ne ha voglia. Fa parte del lavoro.
Eppure, il cheerleading professionistico è un lavoro da sogno per migliaia di giovani donne. Ogni anno i Colts ricevono tra le 400 e le 500 candidature, afferma Kelly Tilley, che guida la squadra di cheerleading di Indianapolis . Solo 27 di loro alla fine entrano in squadra. Le cheerleader dell’anno precedente non hanno automaticamente un posto garantito; anche loro devono dimostrare il loro valore ogni anno.
“Il talento è necessario. Ma va ben oltre. La maggior parte delle nostre cheerleader ha anni di esperienza nella danza agonistica”, afferma Tilley. Sostiene che non ci sono restrizioni estetiche. I capelli lunghi, ad esempio, non sono richiesti, né il colore dei capelli, né la taglia del corpo o del reggiseno. Ciò che conta è l’immagine complessiva del gruppo. I tatuaggi di grandi dimensioni, tuttavia, dovrebbero essere coperti con il trucco. Anche gli occhiali non sono comuni durante le esibizioni; le lenti a contatto sono consigliate. E, naturalmente, è necessario un certo livello di atletismo, altrimenti l’impegnativa routine non potrebbe essere mantenuta con la necessaria precisione e perfezione.
Scrive la Faz:
Nonostante il football sia un’industria da miliardi, le cheerleader guadagnano tra i 150 e i 500 dollari a partita, con otto o nove eventi a stagione, più presenze a iniziative e sponsorizzazioni. Ambasciatrici del marchio, devono essere ovunque: stadi, eventi, foto, selfie. Niente regole su taglia, capelli o peso, ma “serve atletismo, disciplina e scelte salutari. Bruciano tantissime calorie, devono mangiare bene”.
Sul campo, acrobazie e coreografie da ginnasta: salti mortali, avvitamenti, sincronismi perfetti. Hanno fisioterapisti, nutrizionisti e programmi di recupero, ma stipendi da amatori. Solo di recente i Colts hanno cambiato il dress code, con costumi più comodi e coprenti, pensati per la performance più che per l’estetica.











