Messi: «A Parigi non ero felice, a Miami sì. Però Barcellona mi manca»

L'intervista a Sport: "Ho finito per giocare i miei ultimi anni a Barcellona senza tifosi, a causa della pandemia. Non me ne sono andato come immaginavo, come sognavo"

Messi

Argentina's forward #10 Lionel Messi celebrates after scoring his second goal during the 2026 FIFA World Cup South American qualifiers football match between Argentina and Venezuela at the Mas Monumental stadium in Buenos Aires on September 4, 2025. (Photo by Luis ROBAYO / AFP)

“Mi ha lasciato una strana sensazione dopo essermene andato, per come è successo tutto, perché ho finito per giocare i miei ultimi anni senza tifosi, a causa della pandemia. Non me ne sono andato come immaginavo, come sognavo”. Leo Messi è tornato a Barcellona (“una scappatella” non senza polemiche, scrive El Paìs) e ha rilasciato un’intervista esclusiva al quotidiano Sport (ma da Miami, un paio di settimane prima).

Forse mi piace di più ora che allora, quando le cose accadevano a causa della routine quotidiana”, confessa riferendosi all’affetto dei tifosi. “La storia non si dimentica mai, e non solo per me, ma per tutti coloro che hanno fatto parte del club. Ci manca molto Barcellona, ​​i bambini e mia moglie parlano sempre di Barcellona, ​​dell’idea di tornare a vivere lì”.

Domenica, mentre i tifosi del Barcellona guardavano la loro squadra giocare a Vigo, Messi è tornato segretamente al Camp Nou, di notte, all’insaputa di Laporta. Ore dopo, lunedì mattina, ha pubblicato su Instagram una serie di foto della sua visita clandestina allo stadio in costruzione. Il post ha già oltre 22 milioni di “like”, più del suo annuncio di addio al Barcellona o della sua presentazione al Psg.

“Sembra che Parigi sia stata un incubo, ma non lo è stato. Quando dico che non mi sono divertito, è perché non ero contento di quello che facevo e di quello che amo fare: giocare a calcio, la routine quotidiana, gli allenamenti, le partite. Semplicemente non ero felice”, confessa Leo. A Miami invece “ci godiamo la città, la vita quotidiana. Come dicevo, è molto simile alla vita che avevo a Castelldefels, con il club vicino, la scuola dei bambini molto vicina, tutto a portata di mano, comodo”.

“In campo, finché potrò e mi sentirò fisicamente in forma, continuerò a farlo allo stesso modo, cercando di competere, vincere e dare sempre il massimo. Nel momento in cui mi accorgerò di non essere fisicamente all’altezza, di avere difficoltà in campo o di non divertirmi, quello sarà il momento di smettere”.

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