Sembra che a Southgate non interessi più il calcio, è come un uomo senza scopo (Telegraph)

"Southgate ha solo 55 anni e si ritrova ripetutamente associato alla porta girevole del Manchester United. Lui deride l'idea, sostenendo di essere soddisfatto di trasmettere la sua saggezza ad aziende e studenti"

Southgate Inghilterra

Mg Milano 23/09/2022 - Uefa Nations League / Italia-Inghilterra / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gareth Southgate

Il Telegraph dedica un lungo e profondo ritratto a Gareth Southgate, l’ex commissario tecnico dell’Inghilterra, ora trasformato in una sorta di coach morale e simbolo di leadership moderna. A pochi mesi dalle dimissioni che hanno chiuso il suo ottennio alla guida della Nazionale, il quotidiano racconta un uomo che, pur avendo portato l’Inghilterra a risultati mai raggiunti dai tempi di Sir Alf Ramsey, resta tormentato dai giudizi e dai “se” che accompagnano ogni sua decisione: dai rigoristi sbagliati a Euro 2021, al suo ruolo di mediatore su temi politici e sociali.

Southgate oggi è un conferenziere richiesto, un autore e un docente invitato ad Harvard, ma anche un uomo che riflette pubblicamente sui limiti del potere, sull’identità nazionale e sulla pressione costante che accompagna chi guida l’Inghilterra.

Southgate è un uomo malinconico, deride la possibilità di tornare nel calcio (Telegraph)

Nel suo nuovo ruolo di “docente di vita”, Southgate si presenta con calma e modestia, accolto da un pubblico più curioso che entusiasta nell’auditorium dello York. Il suo recente libro che viene presentato in quest’occasione non è una cronaca sportiva ma una riflessione sulle lezioni che ha tratto dall’esperienza, compreso il celebre errore dal dischetto a Euro ’96, che definisce «una mancata esecuzione sotto pressione». Dietro il tono analitico, emergono però momenti più umani: l’ammissione di seguire reality come Celebrity Traitors o i ricordi di episodi curiosi vissuti accanto a figure come Bear Grylls e il principe William.

Il Telegraph evidenzia anche il lato più morale e politico della sua carriera, quello dell’uomo che si è fatto portavoce dei valori dell’Inghilterra moderna. Già nel 2019, durante una partita in Montenegro, Southgate si scontrò con il problema del razzismo negli stadi; episodi simili, aggravati dai fatti di Bulgaria e poi dall’ondata del Black Lives Matter, lo spinsero a introdurre il gesto dell’inginocchiarsi prima delle partite. Lo fece, spiega, non per ideologia, ma per solidarietà verso i suoi giocatori. Tuttavia, la ripetizione del gesto ne svuotò il significato, alimentando critiche e malintesi.

Scrive così il quotidiano britannico:

“Per tutta la vita, Southgate ha abbracciato la vocazione del grande mediatore. Anche mentre lavorava come opinionista per Itv, convinse i suoi nemici giurati Roy Keane e Patrick Vieira a prendere un gelato insieme. Per l’Inghilterra, era così ansioso di raggiungere un tono unificante che “camminava sul filo del rasoio” nelle conferenze stampa, preparandosi con la stessa assiduità con cui si preparava per gli allenamenti. […]

È significativo come, alla fine, si senta un’influenza divisiva. Per un uomo la cui costante ricerca era quella di avere l’effetto esattamente opposto sulle persone, è stata una dolorosa presa di coscienza. Sebbene abbia condizionato i suoi giocatori a isolarsi dai rumori esterni, riconosce: «Ha iniziato a influenzare la squadra. Una volta che, come allenatore, la tua presenza diventa divisiva, devi valutare se sia giusto rimanere o meno. Quando i tifosi mi lanciarono birra dopo la partita contro la Slovenia, è stato un messaggio che era ora di voltare pagina».

Ma cosa fare? Southgate ha solo 55 anni e si ritrova ripetutamente associato alla porta girevole del Manchester United. Lui deride l’idea, sostenendo di essere soddisfatto di trasmettere la sua saggezza ad aziende e studenti. Ma c’è un pathos in tutto questo, un’intuizione che, avendo dato tutto all’Inghilterra, non sappia cosa verrà dopo.”

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