Antonio Conte e l’Inter, storia di un grande rancore. Ieri sera si è tolto di tutto da quelle scarpe

In pochi minuti ha asfaltato a modo suo Inzaghi, Marotta, Lautaro. Ma le parole di Chivu sul calcio piagnone sono inarrivabili, merita di essere ricevuto al Quirinale

Conte Marotta Antonio Conte e l’Inter

Db Villar Perosa (To) 11/08/2013 - amichevole / Juventus A-Juventus B / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta-Antonio Conte

Antonio Conte e l’Inter, storia di un grande rancore

Ma quanto è avvelenato il dente tra Antonio Conte e l’Inter? Non esistono strumenti scientifici in grado di misurare il rancore rimasto sospeso. Ieri sera, al termine della partita, l’allenatore del Napoli ha affittato una gru e dalle scarpe ha estratto di tutto: macigni, minerali rari, bauxite. Non ne ha risparmiata una, Conte. A nessuno. È stato un fiume in piena. A conferma che quel divorzio è una ferita aperta e soprattutto la narrazione successiva, con Inzaghi che avrebbe fatto meglio di lui, è una spia perennemente accesa nella sua mente.

Ha cominciato col dire quel che in realtà tutti pensano nel calcio italiano. E cioè che «l’Inter avrebbe dovuto vincere di più in questi anni, gli manca qualche titolo, è da anni la squadra più forte d’Italia». E pure Simone Inzaghi è servito. “Solo verità” è il claim di Gennaro D’Auria mago-sensitivo-cartomante del Napoletano. “Solo verità” ha snocciolato Conte al termine di Napoli-Inter 3-1.

Gli hanno chiesto di Lautaro con cui si è scambiato carinerie nel corso dell’incontro e lui non si è sottratto. Anzi, non vedeva l’ora. Anche qui con un passaggio che non è passato inosservato: «Sono arrivato all’Inter che non vincevano da dieci anni. Ho portato alla vittoria calciatori che non avevano mai vinto in vita loro (ogni riferimento a cose e persone è tutt’altro che casuale, ndr). Ho contribuito a cambiare la loro mentalità». Come a dire, senza di me col piffero che avrebbero vinto e col doppio piffero che sarebbero stati competitivi negli anni successivi. Il che secondo noi è anche vero. “Solo verità”.

Poi, un riferimento contiano in purezza, che bypassa il capitalismo. «Io ho portato l’Inter a vincere e a spezzare la serie di nove scudetti consecutivi della Juventus. E sapete quanto sia importante per me la Juventus». E vabbè Antonio però sempre l’Inter ti pagava, no? Ma quando gli parte la brocca, gli parte la brocca. Ci piace terribilmente quando fa così e soprattutto quando mette da parte il suo calcio di dominio che fa tanto patinato ma – ci perdoni – il patinato indossato da lui non sta bene. Non scende bene, sbuffa come dicono i sarti.

Poi, il resto che più o meno ha fatto notizia. Le frecciate a Lautaro sull’educazione: «È un buonissimo giocatore ma dal punto di vista dell’educazione due anni sono pochi, non sono riuscito a conoscerlo bene».

E poi la serie micidiale al corpo che ha annichilito Beppe Marotta che già lo scorso anno mostrò di soffrire molto l’Antonio. Conte ha letteralmente distrutto il presidente dell’Inter: «L’Inter appena può, manda Marotta in tv. Le altre inviano gli altri dirigenti. Da noi, vengo io a parlare. Una grande squadra (come l’Inter, sottinteso) deve fare le corrette valutazioni sul perché ha perso, non concedere alibi ai propri calciatori. Questo atteggiamento è nocivo, da allenatore non lo avrei permesso, anche se Marotta adesso è anche presidente, sta facendo una carriera importante. Ma così dai alibi ai tuoi. Venire a fare considerazioni adesso in tv, lasci analizzare le cose a chi ha giocato la partita. Così sminuisce anche Chivu, non ho mai chiesto ai presidenti di fare il papà e venire a difendermi. Queste difese d’ufficio diventano un po’, dai, va bene così». Voleva pure aggiungere qualcosa?

Ora la domanda è: Antonio avrà goduto più per il 3-1 o per il post-partita? Diciamo, 51 a 49. Al contrario, gli interisti (che lo detestano in purezza) hanno sofferto più per la sconfitta o per il post?

Una menzione, però, la merita Chivu (come detto anche da Fabrizio d’Esposito nelle nostre pagelle). Perché una cosa è parlare da avversario e un’altra da dipendente. Le parole di Chivu sul calcio italiano che è troppo piagnone – dette in piena polemica sul presunto rigorino – sono da ricevimento al Quirinale. Ci pensi Mattarella lui che è pure interista. Non va premiato solo chi vince. Quelle parole a nostro avviso pesano almeno quanto i quarti posti alle Olimpiadi.

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