Agostinelli lancia un appello ricordando il figlio: «Ragazzi, non drogatevi, la vita è bellissima!»

A radio Kiss Kiss: «Dico ai genitori: qualsiasi segnale abbiate da vostro figlio dategli molta importanza»

Agostinelli

Gc Modena 29/01/2011 - campionato di calcio serie B / Sassuolo-Portogruaro / foto Giuseppe Celeste/Image Sport nella foto: Andrea Agostinelli

Andrea Agostinelli, allenatore, ha parlato ai microfoni di Kiss Kiss Napoli, nel corso di Radio Goal, del momento più triste della sua vita, la morte del figlio Gianmarco a 33 anni, nel 2014:

«Ricordo che un giorno tornando a casa a Napoli da un allenamento, trovai una sostanza stupefacente a casa che era di mio figlio, ero molto arrabbiato ma lui mi disse “lo fanno tutti”.  Nacque una discussione perché mi arrabbiai molto, poi dopo sono stato più comprensivo perché la situazione era difficile. La cosa negli anni è degenerata al giorno d’oggi sei più controllato per via dei telefoni, ma allo stesso tempo, è più pericoloso e succedono cose ancor più drammatiche. Dico ai genitori: qualsiasi segnale abbiate da vostro figlio dategli molta importanza. Ragazzi, non drogatevi, la vita è bellissima!».

Ne aveva già parlato ampiamente al Corsera «Quando vivi una tragedia simile, per metà muori anche tu, non ti risollevi più. È un fatto innaturale, una parte del cuore va in necrosi. Il dolore si può imparare solo a gestirlo. Il tempo non cancella niente. Tutto quello che si è letto purtroppo è vero. Ha cominciato nel 2003, mentre allenavo il Napoli. E pensare che in casa mia non era mai entrato nulla, neanche una sigaretta. Quando io e mia moglie lo scoprimmo, si giustificò: “Lo fanno tutti”. Lo abbiamo mandato in comunità, attraverso le mie conoscenze si è fatto strada nel calcio. Aveva anche esordito in C2″.

Dice di essersi colpevolizzato “anche delle cose più piccole. Più volte mi sono chiesto: “E se non lo avessi lasciato da solo quella notte?”. Pistoia è dove ho ottenuto i successi più belli, volevamo tornare a vivere lì. All’indomani avrebbe dovuto visitare un’agenzia immobiliare. Non ha capito il valore della vita. Ma non c’è un momento della giornata in cui non lo pensi. Non me ne facevo una ragione. “Perché a me?», mi domandavo. A Pistoia fatico a tornare. Ho tanti amici che mi aspetterebbero a braccia aperte. Ma è ancora dura.

Invidio chi oggi riesce a dare un’educazione comportamentale ai propri figli. I ragazzi hanno troppo, controllare tutto è impossibile. Ricordo mio papà Attilio, che mi portava sempre al campo. Educazione vecchio stampo ma per essere felici ci bastava poco, come una passeggiata alla fontanella vicino casa per mangiare una fetta d’anguria».

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