Guccini: «Un amico che mi tiene aggiornato su Facebook, dice che mi danno sempre del vecchio rincoglionito»

Dialogo tra Fabri Fibra e Guccini. Fabi gli chiede «ti facevi le canne?» e Guccini «Ci sono due generazioni, si diceva: quella della marijuana e quella dell’alcol. Io appartenevo alla seconda»

Guccini

archivio Image / Spettacolo / Francesco Guccini / foto Insidefoto/Image

Nel suo ultimo disco, Mentre Los Angeles brucia, il rapper Fabi Fibra ha preso in prestito una delle canzoni più celebri di Guccini, L’avvelenata, scritta mezzo secolo fa. Non si erano mai conosciuti. Il settimanale del Venerdì di Repubblica li ha fatti incontrare. 

Guccini: «Per me L’avvelenata è sempre stata un brano secondario, nato da un momento di rabbia personale».

Il venerdì fornisce un breve riassunto di come è nata L’avvelenata “nasce dalla recensione di un disco di Guccini, Stanze di vita quotidiana, scritta dal critico musicale Riccardo Bertoncelli sulla rivista Gong. Di qui la strofa “tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate”. Guccini la inserì nell’album successivo, Via Paolo Fabbri 43, suo indirizzo di casa a Bologna a quel tempo).

Guccini. «Non mi infastidì tanto la critica in sé ma il modo, certe frasi che suonavano gratuitamente cattive e che non riguardavano né la musica né i testi ma me stesso. L’accusa principale era che sarei sottostato alla casa discografica che mi imponeva di fare il disco pur non avendo io niente da dire. Beh, quella era proprio una balla».

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Fibra. «Oggi i Bertoncelli devi moltiplicarli per un milione: su internet chiunque può fare il critico, ti bombardano di recensioni non richieste, vogliono attenzione e una risposta».

Guccini.  «Io non ho il telefonino ma un amico che mi tiene aggiornato su queste cose: su Facebook dice che mi danno sempre del vecchio rincoglionito. Sono una specie in via d’estinzione – mi protegge il Wwf ».

Fibra. «A proposito di Beat generation: ti facevi le canne?».

Guccini. «There are two generations: pot generation and booze generation. I am of the booze generation. Ci sono due generazioni, si diceva: quella della marijuana e quella dell’alcol. Io appartenevo alla seconda. E poi comunque iniziava già a girare l’eroina…». 

Fibra. «Io con la marijuana ho smesso, e sto bene. Però c’è stato un momento tosto nel mezzo, ho dovuto reimparare a scrivere senza fumare. All’inizio ho fatto fatica. Poi è scattato qualcosa e ora è meglio di prima. Quando fumavo scrivevo a pezzi, una strofa di qua, una di là, adesso faccio quasi sempre tutto di fila».

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Fibra. «Perché hai smesso di fare dischi?». Guccini. «Perché non mi venivan più le canzoni». Fabri. «C’è qualche canzone di altri che avresti voluto scrivere?». Guccini. «Luci a San Siro di Vecchioni, Com’è profondo il mare di Dalla – non ho mai amato molto soprattutto le sue ultime cose, ma lì si confessa, c’è il vero Lucio. De Gregori è molto bravo. Claudio Lolli bravissimo». 

Fibra. «E il titolo? L’avvelenata?». Guccini. «C’era un certo Lele Chiodi, da Pavullo, che veniva sempre in un locale in fondo a via Zamboni, probabilmente gestito da ndranghetisti, ci vedevamo lì tutte le sere con il vino e le chitarre. E questo Chiodi usava un’espressione, “t’se avvelenà!”, quando vedeva uno teso o arrabbiato o, appunto, “avvelenato”. Il titolo nacque così». 

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