Arbitri fragili, insicuri, e dipendenti dal Var. Il calcio italiano avrebbe bisogno di adulti e di professionisti (Repubblica)

Crosetti: il nostro calcio è un mondo bambino. Non c’è intelligenza artificiale nel Var, solo artificio: a volte, come in Milan-Bologna, non se ne sente la mancanza.

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Db Milano 07/04/2023 - campionato di calcio serie A / Milan-Empoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Matteo Marcenaro

Arbitri fragili, insicuri, e dipendenti dal Var. Il calcio italiano avrebbe bisogno di adulti e di professionisti (Repubblica)

Repubblica dedica giustamente un congruo spazio al clamoroso errore commesso dal Var in Milan-Bologna. L’arbitro Marcenaro aveva assegnato un rigore per fallo su Nkunku. Il Var Fabbri lo richiama e lo induce a revocare il penalty (il fallo secondo molto c’era) ma soprattutto non gli mostra il nettissimo fallo precedente della stessa azione. Risultato: al Milan viene tolto un rigore grosso come una casa.

Maurizio Crosetti scrive della dipendenza egli arbitri dal Var:

Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti: questo però è Paolo Conte e non il campionato. Il nostro calcio, semmai, è un mondo bambino dove si sbaglia da dilettanti. Occhi elettronici mandano fuori fuoco pupille umane, non c’è intelligenza artificiale nel Var, solo artificio: a volte, come nel caso di Milan-Bologna, non se ne sente la mancanza.

Un rigore cancellato, che c’era (per i rossoneri, lo ha ammesso anche il presidente della Figc), l’espulsione di Allegri.

Non esiste certezza nel diritto elettronico, ormai più umano degli umani nella sua fallibilità. Ma allora, il classico arbitro con occhi,fischietto e cartellini cosa ci sta a fare? È solo il cancelliere di un verdetto altrui, non poche volte errato?

Perché gli arbitri sono fragili e insicuri. Un tempo portavano il calcio sulle spalle, adesso il futuro scientifico sta cancellando un presente privo di personalità, veri talenti e forse scuola. Cosa stanno producendo, le nuove generazioni arbitrali, se non il bisogno di una sponda tecnologica e la paura di essere contestati, e nelle serie minori braccati e menati? Qui servono adulti, se possibile professionisti.

Anche Gravina ha stigmatizzato l’errore degli arbitri, soprattutto al Var

Sempre su Repubblica scrive Marco Juric:

Al minuto 92 Nkunku entra in area di rigore e cade due volte. Prima per la spinta e il tocco di Lucumì, poi nel successivo contrasto con Freuler. Marcenaro prima lascia correre poi fischia il fallo in area. Richiamato dal Var, osserva soltanto il duello con Freuler, che giudica regolare, revocando il rigore. L’errore si consuma lì: al direttore di gara non viene mostrata nessuna immagine del contatto precedente. È la traccia più delicata della vicenda: Fabbri, dalla sala di Lissone, non individua il primo fallo e propone a Marcenaro solo la revisione del secondo episodio. Portando ad annullare un rigore che c’era ed era stato fischiato in campo. Una catena di valutazioni sbagliate che ha portato al corto circuito la squadra arbitrale e mandato su tutte le furie Massimiliano Allegri — espulso.

Le conseguenze non si sono fatte attendere. Per Fabbri stop di due giornate dalla sala Var e ritorno immediato in campo. Per Marcenaro invece normale turnover nella prossima giornata. Ma se l’Aia prova aspegnere le polemiche, la Figc sottolinea la figuraccia di San Siro: «Si tratta di un errore evidente — ha commentato Gravina, lanciando una frecciata al presidente degli arbitri Antonio Zappi — ma quando parliamo di tecnologia andiamo avanti, non si torna al passato». Avete sbagliato, ma continuiamo così, il messaggio anche politico del presidente federale. L’obiettivo resta chiaro: correggere le disfunzioni senza mettere in discussione il Var.  

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