Dopo la Vuelta le squadre ciclistiche pensano di boicottare le gare cui parteciperà l’Israel-Premier Tech (Guardian)
Kwiatkowski: grosso errore arrendersi ai manifestanti, si è creato un precedente. Le squadre e la Vuelta avrebbe voluto il ritiro del dell'Israel Team

Basque regional police 'Ertzaintza' officers stand as pro-Palestinian protesters holding Palestinian flags demonstrate at the finish line of the Vuelta 11th stage, in Bilbao, on September 3, 2025. Pro-Palestinian protest forces Vuelta stage to be shortened and to take the time at 3 kilometres before the line, according to the organisers, AFP reports. (Photo by ANDER GILLENEA / AFP)
Le proteste pro-Palestina che hanno sconvolto la Vuelta a España 2025 potrebbero avere conseguenze molto pesanti sul futuro del ciclismo su strada. Secondo indiscrezioni riportate dal Guardian, diverse squadre del World Tour stanno valutando l’ipotesi di non gareggiare più contro l’Israel-Premier Tech, dopo i ripetuti disordini che hanno caratterizzato le tre settimane del Grande Giro spagnolo e che hanno portato addirittura all’annullamento della tappa finale a Madrid.
Le critiche di Kwiatkowski: “Situazione negativa per il ciclismo”
Uno dei corridori più esperti del gruppo, Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), ex campione del mondo, ha duramente criticato la gestione dell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci). Attraverso i social ha scritto: “L’Uci e gli organi responsabili non sono riusciti a prendere le decisioni giuste con sufficiente anticipo, è molto negativo per il ciclismo che i manifestanti siano riusciti a ottenere ciò che volevano. D’ora in poi è chiaro che una gara ciclistica potrà essere utilizzata come un efficace palcoscenico per le proteste e la prossima volta la situazione non potrà che peggiorare, perché qualcuno ha permesso che accadesse e ha guardato dall’altra parte”.
Le sue parole riflettono il malcontento diffuso nel gruppo, dove più squadre ritengono che la presenza dell’Israel-Premier Tech abbia messo a rischio la sicurezza dei corridori e compromesso gli interessi commerciali degli sponsor.
Vuelta 2025, un’edizione catastrofica
Prosegue il Guardian:
La corsa spagnola è stata segnata da continui incidenti: due corridori costretti al ritiro, tappe modificate, cerimonie sul podio cancellate e, soprattutto, la tappa finale annullata per una maxi protesta nel centro di Madrid. A farne le spese non solo il pubblico e gli sponsor, ma anche i corridori stessi. Il vincitore Jonas Vingegaard, ha espresso tutta la sua amarezza: “È un peccato che un momento indimenticabile ci sia stato portato via in questo modo. Sono davvero dispiaciuto. Tutti hanno il diritto di protestare, ma solo senza influenzare o mettere a repentaglio la nostra gara”. Alla fine, il danese insieme a João Almeida e Tom Pidcock – gli altri due sul podio – hanno dovuto festeggiare in modo improvvisato, spruzzandosi di champagne nel parcheggio di un hotel alla periferia di Madrid.
La posizione di Sylvan Adams: “Non ci arrendiamo ai terroristi”
Al centro della polemica resta la decisione del proprietario dell’Israel-Premier Tech, Sylvan Adams, che ha rifiutato di ritirare la squadra nonostante le pressioni dell’organizzatore: “Ci hanno chiesto di abbandonare la Vuelta, ma non ci siamo arresi ai terroristi. Ho detto loro che si sbagliavano e che avevamo il diritto di restare”. Una presa di posizione che ha ricevuto il sostegno del premier israeliano Benjamin Netanyahu, oltre che, secondo Adams, quello della stessa Uci. Anche Richard Plugge, team manager della Visma-Lease a Bike e figura di peso nel World Tour, ha espresso grande preoccupazione: “Oggigiorno, lo sport viene utilizzato come piattaforma per affrontare questioni sociali. Ma i partecipanti devono essere protetti. Non devono diventare vittime di questo dibattito sociale. Questo dibattito deve essere sempre tenuto lontano dall’arena degli atleti. Gli atleti devono poter combattere le loro battaglie senza ostacoli… Altrimenti, l’essenza unificante dello sport sarà messa a repentaglio”.
Le proteste contro la squadra israeliana, iniziate in modo circoscritto, sono ormai diventate un movimento anti-Israele molto più ampio. E la minaccia non si ferma alla Spagna: gli attivisti hanno già annunciato manifestazioni in occasione della partenza del Tour de France 2026 a Barcellona.