Diritti tv, che fa la Serie A se anche qui (come in Francia) Dazn decide di sfilarsi? La Ligue1 s’è fatta il canale tv

La Serie A “è impiccata a Dazn” fino al 2029. Ma tutto può accadere, come visto in Francia. Il progetto De Laurentiis di una piattaforma autonoma, non è il caso di cominciare a lavorarci?

Diritti tv Serie A

Former president of the FIGC, Franco Carraro ( 2nd-L), Napoli soccer team President Aurelio De Laurentiis (C) and Owner and President of Italian Serie A football club SS Lazio Rome and Italian entrepreneur Claudio Lotito arrive at the Duomo cathedral in Milan on June 14, 2023 for the state funeral of Italy's former prime minister and media mogul Silvio Berlusconi. (Photo by PIERO CRUCIATTI / AFP)

Diritti tv, che fa la Serie A se anche qui (come in Francia) Dazn decide di sfilarsi? La Ligue1 s’è fatta il canale tv

Come spesso gli capita in tema di business, Aurelio De Laurentiis era arrivato con abbondante anticipo al cuore della questione. Lo aveva detto a modo suo, come al solito più brusco che formale, ma aveva centrato. Quando la Lega Serie A assegnò – nell’ottobre del 2023 – a Sky e a Dazn i diritti tv della Serie A fino al 2029, il presidente del Napoli disse: «È una sconfitta del calcio italiano, con questa offerta il calcio morirà». E ancora: «Sky e Dazn non sono competenti, non fanno bene al calcio italiano. Il calcio italiano pensa sempre di dover essere supportato da altri, ma è il tifoso il bene assoluto di un club di calcio. Il mio rapporto col tifoso deve essere diretto, non diretto con Sky o Dazn. I miei compagni di squadra in Lega amano essere passivamente operativi nel sistema, io non l’ho mai fatto e lo detesto… Poi c’è la stupidaggine di fare un accordo da 5 anni. In momenti di crisi cinema e calcio sono due cose che vanno fortissimo: sono la panacea ai dolori del quotidiano ma noi questo sogno lo abbiamo messo nel cassetto. L’imprenditore deve saper misurare l’area del rischio, è più comodo ma questo non implementerà mai il valore del calcio italiano. Il valore del calcio italiano passa attraverso investimenti. Sky e Dazn non ne fanno».

Le parole di De Laurentiis sono tornate d’attualità con quel che è accaduto in Francia. Dove la Ligue1 ha deciso di creare una propria piattaforma. E tutto è nato dalla brusca rottura con Dazn. In Francia, il contratto quinquennale tra Dazn e Ligue1 è stato risolto con due anni d’anticipo, al termine della stagione 2024/25, dopo un lungo confronto tra le parti, incluso un contenzioso. La Lega francese, probabilmente anche perché non aveva alternative, ha quindi deciso di lanciare una propria piattaforma streaming, Lfp media, per trasmettere in modo diretto e autonomo il massimo campionato francese.

Un progetto simile a quello di De Laurentiis. Non uguale. Perché di fatto De Laurentiis propone la creazione di una piattaforma della Lega Serie A. Piattaforma in grado poi di cedere a chiunque i diritti tv: una sorta di distributore come avviene per le sale cinematografiche. Appunto come se si trattasse di un distributore del prodotto Serie A. Senza più alcun diritto di esclusiva. Può rivenderlo a Sky, a Dazn, come a Repubblica tv, o magari anche al Napolista. Chi vuole comprare, compra. Non c’è neanche un problema di produzione, visto che già oggi sono i club di Serie A a produrre il prodotto calcio. Sarebbe la Lega Serie A a produrre e a vendere il prodotto. Ovviamente il grosso della percentuale resterebbe alla Lega. Questi poi sarebbero accordi commerciali da testare sul campo.

Diritti tv Serie A: il 2029 è lontano, molto lontano (mancano quattro anni, tutto può succedere)

Ora la domanda è: quanto rischia la Serie A rischia a rimanere con le mani in mano facendo finta che il mercato dei diritti tv sia florido? In parole povere, non conviene alla Lega Serie A cominciare a lavorare all’allestimento di una piattaforma che possa servire da paracadute nel caso in cui saltassero gli accordi con Dazn? (Illuminante l’analisi che qui riportiamo di Prima Comunicazione on line dal titolo: “Dazn non vuole più la Ligue1. Un segnale per tutte le Leghe”).

Non ci stiamo inventando nulla. Come abbiamo scritto neanche un mese fa sul Napolista:

Negli ultimi mesi, si fa sempre più insistente una preoccupazione che serpeggia tra i vertici dei club di Serie A: il futuro dell’accordo con Dazn. L’intesa, che garantisce alla Lega un introito di 700 milioni di euro a stagione fino al 2029, per un totale di 3,5 miliardi in cinque anni, potrebbe non essere così solida come sembrava all’inizio. Come riportato da Calcio e Finanza, a sollevare dubbi è il ridimensionamento degli organici di Dazn Italia, un segnale che ha acceso l’allarme sulla possibilità di una revisione al ribasso — o persino di un’interruzione anticipata — dell’accordo. Uno scenario non inedito, considerando quanto accaduto in Francia, dove il contratto quinquennale tra Dazn e la Ligue 1 è stato risolto con due anni d’anticipo, al termine della stagione 2024/25, dopo un lungo confronto tra le parti.

Ricordiamo che in Italia si contano sulle dita di una mano (forse anche meno: di certo c’è il Napoli) i club che potrebbero sopravvivere a un crash del sistema diritti tv. Ci vorrebbero da tre a sei mesi di lavoro per creare una struttura del genere. Un’azienda calcio lungimirante comincerebbe a lavorarci. Quel che sta accadendo in Francia – ossia dietro il vicolo – non può essere nascosto. Il business televisivo sta cambiando rapidamente. L’elefantiaca burocrazia del nostro calcio non sembra stare al passo.

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