La festa dello scudetto del Napoli col bus scoperto non è per i tifosi, i tifosi lunedì alle 15 lavorano
È una festa organizzata più per le telecamere che per la città, più per i turisti che per i tifosi. Ci lavorano da settimane, è stato studiato

Napoli supporters celebrate a goal as they watch the Italian Serie A football match between Napoli and Cagliari on a big screen at Piazza del Plebiscito in Naples on May 23, 2025. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)
La festa dello scudetto del Napoli col bus scoperto non è per i tifosi, i tifosi lunedì alle 15 lavorano
Lunedì alle 15? La festa dello scudetto dimentica il suo popolo e diventa passerella politica per pochi eletti.
Lunedì 27 maggio, ore 15. Il Napoli celebra ufficialmente lo scudetto. Una data che dovrebbe essere festa collettiva, orgoglio cittadino, abbraccio di un popolo intero. Eppure, questa celebrazione sembra più una beffa che un trionfo: in pieno orario lavorativo, in un giorno feriale. Ma per chi è davvero questa festa?
Molti napoletani, quelli che hanno vissuto ogni sofferenza e gioia del club, saranno chiusi in ufficio, dietro un bancone, su un autobus o in un’aula scolastica (sono chiuse solo le scuole della I Municipalità. Napoli è solo Chiaia?). Chi lavora non avrà il privilegio di fermarsi. Lo scudetto è dei tifosi almeno quanto lo è dei calciatori, ma non potranno esserci. È giusto?
Le 15 di un lunedì non sono solo un orario infelice: sono un segnale. Un segnale che fa pensare che la festa sia stata organizzata più per le telecamere che per la città, più per i turisti che per i tifosi. Chi viene da fuori potrà scattare la foto perfetta sotto il sole, con sfondo di mare e Vesuvio. Ma chi ha il Napoli nel sangue da generazioni, dovrà accontentarsi degli highlights serali.
Napoli è una città viva, affamata di emozioni che ha ancora mal digerito il mancato bus scoperto di due anni fa e per questo, la vittoria dello scudetto dopo due anni, doveva essere una festa popolare, inclusiva, partecipata. Una serata, magari un weekend, avrebbe permesso davvero a tutti di esserci. Invece, si è scelto un orario che esclude, che discrimina, che sembra non tenere conto della realtà di chi vive e lavora a Napoli.
E allora la domanda è inevitabile: per chi si organizza questa festa? È ancora la vittoria del popolo, o è diventata uno spettacolo per altri occhi?
Non è polemica sterile. È il grido silenzioso di chi ha gioito in piazza, ha pianto allo stadio, ha attaccato la bandiera al balcone, e ora si vede messo da parte proprio nel momento più atteso. Perché lo scudetto è di tutti, ma la festa – così com’è stata pensata – no.
Una città che ama, che soffre, che spera, meritava di più. Meritava una festa vera. Niente varchi a numero chiuso. Il Comune di Napoli avrebbe avuto tutto il tempo (visto che in barba alla scaramanzia ci lavora da settimane all’organizzazione) di predisporre per il week end, e invece è stato volutamente scelto un banale lunedì per rendere una festa popolare borghese e turistica. Meglio ancora se non si fosse organizzato nulla, a questo punto, è bastata la spontanea e civile esultanza di venerdì notte.