L’emergenza è diventata la normalità in casa Napoli (Gazzetta)

Alla volata finale, il Napoli ci è arrivato senza Buongiorno, Juan Jesus, Neres senza dimenticare la partenza a gennaio di Kvaratskhelia

calcio Olivera emergenza

Mg Bergamo 18/01/2025 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mathias Olivera

L’emergenza è diventata la normalità in casa Napoli (Gazzetta)

La Gazzetta dello Sport con Vincenzo D’Angelo scrive di tutti i problemi che Conte ha dovuto affrontare. risolvere nel corso della stagione:

Trovare soluzioni nell’emergenza. È diventata la normalità in casa Napoli. E forse anche un punto di forza inaspettato. Antonio Conte è un allenatore che sa esaltarsi nelle difficoltà e ha convinto i suoi soldati a seguirlo in tutto e per tutto, fino alla meta. Il traguardo è vicino ma nulla è scontato.

Alla volata finale, il Napoli ci è arrivato senza Buongiorno e Juan Jesus: stesso ruolo, diverse caratteristiche, ma affidabilità sempre altissima. E poi senza Neres, che ha lasciato definitivamente scoperto il posto di esterno sinistro del tridente, orfano di Kvaratskhelia – e non di un giocatore qualsiasi – da gennaio. Eppure, come ha ribadito Conte a Lecce, «nell’emergenza nessuno ha mai fiatato…» e tutti si sono messi a disposizione.

Conte ha insegnato al Napoli a fronteggiare ogni emergenza (il Napolista – Alfonso Fasano)

Ormai sono nove mesi che Il Napolista, in questo spazio, racconta i continui – e inattesi – cambiamenti che Conte apporta al suo Napoli. Anche e persino a Lecce, per una partita di fine stagione e dall’enorme valore in chiave-scudetto, il tecnico azzurro non si è fatto pregare. Anzi, ha sfoderato l’ennesimo saggio di elasticità e intelligenza tattica di questa sua annata napoletana. Come vedremo, infatti, il Napoli sceso in campo allo stadio Via del Mare aveva una forma del tutto particolare, super-fluida, letteralmente “inventata” da Conte per poter far fronte alle assenze. Certo, è vero, la squadra azzurra si era presentata con una fisionomia simile ad altre gare giocate in stagione, ma in nessuna di questa c’era Olivera schierato come centrale. E quindi, dati e fatti alla mano, quello che abbiamo visto a Lecce è stato un altro e nuovo Napoli. Un Napoli che non avevamo mai visto prima.

Lo stesso discorso vale anche per lo stesso Conte. Che era arrivato a Napoli con l’etichetta dell’integralista appiccicata addosso, che veniva presentato come un allenatore innamorato – o forse sarebbe meglio dire schiavo – della difesa a tre, dei ruoli statici, di un certo tipo di meccanismi offensivi. Ecco, la stagione 2024/25 ha dimostrato che quel Conte non esiste più. Forse non è mai esistito. In ogni caso, il suo Napoli è arrivato a giocarsi lo scudetto fino all’ultima giornata di campionato grazie all’esatto contrario dell’integralismo: per tutto l’anno, infatti, abbiamo assistito a partite come quella di Lecce, preparate – causa infortuni e assenze varie, ma anche per pura scelta tecnico-tattica – a partire da intuizioni brillanti, da spostamenti e rotazioni difficilmente pronosticabili.

 

Correlate