Goggia centra il punto: «Quanto avremmo vinto io e Brignone se avessimo sfruttato il nostro potenziale?»
La frase di Sofia dovrebbe aprire una riflessione sulla nostra federazione che ha sfruttato solo parzialmente le due fuoriclasse
Second placed Italy's Sofia Goggia (L) and third placed Italy's Federica Brignone (R) pose with the official mascot during the podium ceremony of the Women's Downhill race at the FIS Alpine Skiing World Cup event in St. Moritz, Switzerland, on December 9, 2023. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)
Goggia centra il punto : «Quanto avremmo vinto io e Brignone se avessimo sfruttato il nostro potenziale?». È una dichiarazione riportata da Repubblica e rilasciata ieri dopo il successo in discesa libera. Non a caso oggi nel SuperG hanno deluso sia lei sia Federica Brignone.
Sofia Goggia – di cui è arduo stabilire se sia più brava o più intelligente – ha finalmente centrato il punto che viene sempre eluso in ogni discussione sulle due nostre campionesse di sci alpino.
Goggia: «Col talento che abbiamo…»
Scrive Repubblica:
I due soli dello sci azzurro restano Goggia e Brignone, arrivate a 24 vittorie in Coppa, vette mai raggiunte da un’azzurra.
Oppure no? Anche qui, Sofia va controcorrente: «Ventiquattro gare vinte non sono poche, ma nemmeno tante. La domanda che mi faccio è: col talento che abbiamo quanto avremmo potuto vincere di più se fossimo riuscite a sfruttare il nostro potenziale? Federica è in Coppa del mondo da sedici stagioni, io ho iniziato a vincere nel 2017. Sono stata massacrata da 6-7 operazioni, Federica non so, già faccio fatica a dare una spiegazione a me stessa».
La domanda è pertinente e dovrebbe aprire una riflessione sullo sci italiano. L’Italia ha avuto due campionesse, due fuoriclasse, da cui ha cavato poco rispetto al loro immenso talento. È indiscutibile. Lo ha detto anche Sofia Goggia, o quantomeno se lo è chiesto. Certamente c’è stato l’oro di Sofia in discesa, il suo argento, la Coppa del Mondo di Federica che è un grandissimo risultato ma bisogna essere onesti e ricordare in quali condizioni è stato conquistato: col ritiro della Shiffrin da molte gare per la morte del padre, col calendario accorciato per il Covid con la Vlhova in rimonta.
E va citata Marta Bassino talento purissimo che ha ballato una stagione, diciamo due. Così come non bisogna dimenticare le frizioni tra Brignone e la federazione che alla fine ha dovuto accettare il ruolo del fratello che è stato fondamentale per la sua ripresa. Né tantomeno il lungo periodo (diciamo medio) in cui Sofia era preda dei propri demoni autolesionistici e a un certo qualcuno l’ha anche considerata ingestibile e/o irrecuperabile. Oltre agli infortuni di cui è stata vittima. A noi ha colpito molto la frase: «io ho iniziato a vincere nel 2017. Sono stata massacrata da 6-7 operazioni, Federica non so, già faccio fatica a dare una spiegazione a me stessa». “Già faccio fatica a dare una spiegazione a me stessa”, sono le parole di chi sa che avrebbe ottenere molto di più.
Il senso è che l’Italia dello sci ha avuto due diamanti purissimi che non ha saputo sfruttare al meglio. E non devono confondere i tanti successi ottenuti. Anzi, dovrebbero solo far riflettere. Riflessione che quasi certamente non avverrà. In Italia le federazioni sportive sono coacervi di interessi politici, come visto nel tennis, nell’atletica leggera, un po’ ovunque. Magari l’obiettivo fosse solo la crescita e la valutazione degli atleti.
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