Il tennis diventerà come la Formula 1: superlega dei top 100, e migliori affari per tutti (The Athletic)

Il sistema attuale è "rotto" e ingovernabile. Si va verso un tour "chiuso" formato da Slam e Master 1000, coi giocatori al tavolo delle trattative

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Serbia's Novak Djokovic (L) and Italy's Jannik Sinner embrace after Sinner won their round-robin match against Serbia's Novak Djokovic on day 3 of the ATP Finals tennis tournament in Turin on November 14, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Il New York Times aveva già dato la notizia settimane fa: l’organizzazione del tennis mondiale, come la conosciamo adesso, ha le ore contate. Sta arrivando la rivoluzione, sottoforma di Superlega. Ma gli esempi di riferimento sono tanti: lo stesso Nyt chiama in causa il Mondiale di Formula 1. Il punto è capire come funzionerà. Ci torna su lo stesso Matthew Futterman su The Athletic, che è la costola sportiva del New York Times.

Scrive Futterman che allo stato attuale la stagione tennistica “dura 11 mesi ed è impossibile da gestire, con i sette diversi organi direttivi in ​​costante conflitto tra loro sulla tempistica. È anche troppo complicato tenerne traccia per i tifosi laici”. Lui la chiama la “zuppa alfabetica” di sigle, e rende benissimo l’idea: quel pantano di Ato, Wta, Itf, Slam, Ptpa eccetera eccetera.

La Superlega del tennis

E allora: come funzionerebbe il nuovo assetto? “I dettagli sono ancora in fase di elaborazione, ma lo schema generale è costruito attorno a un tour premier per giocatori di alto livello, diciamo, più o meno i primi 100. I quali giocherebbero almeno i 14 tornei più grandi in programma: gli Slam, i 10-12 eventi del tour più grandi e di maggior successo (gli attuali Master 1000, ndr) e le Finals. Potrebbero scendere a giocare qualche torneo più piccolo, ma tutto ciò che accade in quei tornei sarebbe separato dal tour principale”. Punteggi e classifiche separati.

“Gli eventi principali includerebbero Wimbledon, gli Open degli Stati Uniti, dell’Australia e della Francia; tornei misti a Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Toronto/Montreal e Cincinnati; tornei maschili a Monte Carlo, Parigi e Shanghai; femminili a Dubai, Doha e Pechino. Altri candidati all’inclusione sarebbero Washington, Tokyo e forse il torneo maschile a Pechino, poiché sono capitali mondiali”.

Tutti gli altri tornei farebbero parte di un tour di sviluppo, con giocatori fuori dai primi 100 in competizione per salire al tour principale. I giocatori di alto livello che hanno bisogno di partite o vogliono riscuotere gettoni di presenza potrebbero giocare in alcuni di questi tornei minori, ma i risultati non conterebbero per la classifica del tour principale.

Giocatori al tavolo delle trattative

Il tour elite sarebbe gestito da un consiglio con rappresentanti degli Slam, degli altri grandi tornei e rappresentanti dell’Atp e della Wta, ma anche dei giocatori che “siederebbero al tavolo delle trattative e contratterebbero collettivamente la loro quota dei ricavi, come fanno in altri sport di successo”.

Non è chiaro, scrive ancora The Athletic, come la Federazione Internazionale di Tennis, che controlla le competizioni internazionali a squadre come la Coppa Davis, la Billie Jean King Cup e i tornei olimpici, si inserirà in questa struttura.

E’ il piano di Gaudenzi, il Presidente dell’Atp. E’ chiaro che vendere un solo prodotto renderebbe lo sport più semplice da seguire e probabilmente aumenterebbe il prezzo dei diritti e delle sponsorizzazioni, continua Futterman. In questo momento i tornei e i diversi organi di governo competono tra loro. Ciò fa abbassare i prezzi poiché gli acquirenti possono metterli gli uni contro gli altri.  Sarebbe un vantaggio per gli organizzatori dei tornei più importanti e per i giocatori. I quali vogliono giocare di meno, guadagnare più soldi ed eliminare qualsiasi incentivo a giocare ogni settimana, come invece accade adesso.

Attualmente chi gioca per restare in alto in classifica ha circa sole due settimane vere di stop l’anno, che sono pochissime non solo per riposare, ma anche per cercare di allenarsi e sviluppare un gioco migliore e diverso.

Va governato meglio

Una cosa è certa, perché tutti i “player” intervistati da The Athletic è concorde su questo: il tennis come è fatto oggi “s’è rotto”. Anche se è uno “sport è praticato in tutto il mondo, con paesi di tutti i continenti, ad eccezione dell’Antartide, che producono i migliori giocatori. Nessuno dei principali sport integra uomini e donne con maggiore successo, né si è avvicinato così tanto all’uguaglianza retributiva, anche se c’è molto lavoro da fare su questi fronti. Quasi ogni giorno dell’anno, da qualche parte sul pianeta si svolge un allettante incontro professionistico”.

Il tennis va governato meglio, perché attualmente galleggia su “un disastro strutturale che esaurisce i suoi giocatori, cannibalizza il suo business in un costante stato di guerra civile”. La formula trovata per aggiustarlo è la stessa che ormai si usa in tutti gli sport di maggior successo: le superleghe, che si chiamino Mondiale per club, Liv Golf, Mondiale di F1, o Nba.

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