Lyles: «Corro per sfuggire all’asma. Jacobs? Quello che dovevo dire, l’ho detto»

Al CorSera il campione del mondo sui 100 metri: «mi eccitano gli occhi puntati di una grande folla»

Lyles Jacobs

Noah Lyles (USA) competes on Menís 100 m Semi-Final during the World Athletics Championships Budapest 23 at National Athletics Center in Budapest, Hungary, on August 20, 2023 - Photo Stephane Kempinaire / KMSP (Photo by KEMPINAIRE StÈphane / KMSP / KMSP via AFP)

Il Corriere della Sera intervista Noah Lyles, campione mondiale dei 100 metri ai Mondiali di atletica a Budapest. Il velocista americano parla anche di Marcell Jacobs e della sua scelta di correre dopo un lungo infortunio e senza gare nelle gambe. L’ eccentrico velocista racconta al Corriere della Sera i suoi obiettivi tra record e medaglie doro anche nella 200 metri e nella staffetta:

«Sono il più forte? La mia missione al Mondiale è chiara: conquistare tre ori. Il primo, nei 100 metri, il più difficile, è nei libri di storia. Restano i 200, la mia gara, e la staffetta veloce. Poi ne riparliamo»

«Corro per sfuggire all’asma da quando ho 14 anni, prima facevo il ginnasta. A 17 anni ho vinto l’oro nel mezzo giro all’Olimpiade giovanile di Nanchino davanti a 60 mila spettatori. Gli occhi puntati di una grande folla mi eccitano, con il tifo del pubblico arrivo a dare il 20% in più. Come dice Lance, il mio coach: dategli uno stadio pieno e Noah si esalta!».

I 100 sono sempre un po’ un’incognita:

«La gara perfetta da vincere, ai miei occhi. Arrivare primo in una corsa così aperta è stato ancor più divertente. Jacobs? Quello che avevo da dire su Jacobs l’ho detto a luglio alla Diamond League di Parigi».

Fra il velocista americano e l’italiano non corre buon sangue. Dopo le scintille a Parigi, anche in conferenza stampa durante questi mondiali Lyles ha mostrato scetticismo verso un’eccessiva importanza data al campione olimpico tanto da chiedere al connazionale Kerley: «Accidenti, Fred, quest’uomo è popolare, come ha fatto quest’uomo a diventare così popolare?».

E a dicembre Lyles aveva mostrato una certa attenzione per Jacobs:

«Io e mio fratello Josephus studiamo sempre i nostri avversari. Occorre essere umili per farlo: c’è sempre qualcosa da imparare, quasi da tutti. Jacobs viene da una stagione piena di infortuni, fa parte del gioco. L’ho visto vincere l’oro all’Europeo di Monaco: ero in tribuna, invitato in Germania dallo sponsor, per tifare la tedesca Gina Luckenkemper. Mi pare che nel continente non abbia rivali, lo aspetto sui blocchi al mondiale, che è tutta un’altra storia».

Il CorSera insiste: “Cosa pensa di un atleta che arriva al Mondiale senza gare nelle gambe: non è una scommessa eccessiva anche per un campione olimpico?

«È stato rischiosissimo, non impossibile. Anche se in allenamento fai tempi strabilianti, quando senti lo sparo cambia tutto. I 100 sono un lavoro di nervi e muscoli, uno choc brutale per il fisico. Vanno trattati con cautela».

Correlate