Michele Serra: le società di calcio sono ufficialmente ostaggio degli ultras, è lo schifo dell’Italia
Su Repubblica. Terrificante l'immagine del Milan e di Pioli sotto la curva. Gli ultras gestiscono biglietti e parcheggi, ricattano i club, gli altri tifosi non contano nulla

L’Amaca di Michele Serra, su La Repubblica, è dedicata al confronto tra il Milan e i suoi ultras dopo la sconfitta della squadra rossonera contro lo Spezia. Una chiamata sotto la curva a cui non si è sottratto nessuno, neanche l’allenatore, Stefano Pioli, immortalato con le braccia conserte che annuisce all’arringa del capo ultrà Francesco Lucci, con precedenti penali come tutti quelli che lo circondavano.
“Lo spettacolo dei giocatori del Milan, e ancora di più del loro allenatore Stefano Pioli (persona specchiata, ed è un’aggravante), umilmente “a rapporto” dagli ultras dopo la sconfitta di La Spezia, è terrificante. Le società di calcio sono ufficialmente ostaggio degli ultras. Gli ultras, a loro volta, e con poche eccezioni, sono ostaggio di malavitosi e pregiudicati a vario titolo. Oppure, e sarebbe anche peggio, ne sono seguaci convinti. Lo si scrive da almeno vent’anni con patetica perseveranza. La situazione, se possibile, con gli anni si è aggravata: gli ultras sono, a pieno titolo, non solo un soggetto “politico” di primo piano nella vita del calcio italiano. Sono spesso anche un attore economico molto attivo, gestiscono biglietti e parcheggi, taglieggiano di fatto le società con il ricatto costante dei “disordini”, o dei cori razzisti, con conseguenti squalifiche del campo. Uno schifo, e ormai uno schifo organico di questo povero Paese. E gli altri tifosi? Che pagano il biglietto senza chiedere — ovviamente — niente in cambio che non sia vedere una partita? Non contano nulla”.
Serra continua tirando in ballo il tentativo di azionariato popolare dell’Inter:
“Valga come esempio il tentativo di azionariato popolare dell’Inter: quattrini versati nella illusoria speranza di contare qualcosa, sull’esempio di alcune società europee, nella vita di una squadra e della società che la gestisce. Fin qui ignorati dalla società nerazzurra (chiedere a Carlo Cottarelli). Se gli aspiranti azionisti dell’Inter cominciassero a spaccare vetrine e minacciare disordini, e se Cottarelli si vestisse con giubbotto nero, si rapasse a zero e si tatuasse qualche teschio, forse l’Inter lo prenderebbe sul serio”.