Bonolis: «Lo smartphone? Dopo i 16 anni, sennò i ragazzi perdono memoria e fantasia»

Intervistato da Sette per l'uscita del suo primo libro: «Io Paolo Rossi l’ho visto fare certe cose, l’Immacolata Concezione no»

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Sette, l’inserto del Corriere della Sera propone una lunga intervista a Paolo Bonolis per parlare del suo primo romanzo, Notte fonda, ora in libreria a tre anni dall’autobiografia scritta sempre per Rizzoli.

Bonolis tratta alcuni temi a lui cari, come la «Legge Bonolis»: l’idea di dare lo smartphone solo a chi ha compiuto 16 anni.

«Sì, ne sono convinto. La realtà si è spostata dal tridimensionale al bidimensionale. L’errore è nell’abuso, nell’esistenza delegata non tanto alla tecnologia binaria del computer, ma al prêt-à-porter, al fatto di portartelo sempre appresso. Così si perdono la memoria, le relazioni interpersonali, la noia che porta all’industriosità e allo sviluppo della fantasia, alla scoperta e all’esercizio del proprio carattere».

Altro tema il rapporto con Dio e la Chiesa. A proposito di fede, fa un paragone acrobatico fra l’Immacolata Concezione e il gol di Paolo Rossi ai Mondiali dell’82.

«Io Paolo Rossi l’ho visto fare certe cose, l’Immacolata Concezione no, infatti in Chiesa si recita il Credo, non il So. Se tu non riesci a dare un senso alla tua esistenza hai bisogno della religione. Ma noto una certa discrepanza tra il presunto messaggio iniziale – lasciate tutto quello che avete, datelo ai poveri e seguitemi – e una religione che ha uno Stato, una banca, patrimoni immobiliari, guardie, esercito».

Una volta ha incontrato il Papa. Si è emozionato?

«Non particolarmente. È un signore molto gentile, simpatico. Avevo molta curiosità. Ci aveva invitato in Vaticano, due anni fa circa. Abbiamo parlato di calcio, l’ho invitato a venire a guardare una partita insieme. È stata la grande gioia di Silvia, che voleva vederlo. Così me la sono portata con la sua assistente, ormai sorella, Denise. Lui è stato molto carino con lei».

Bonolis parla tanto dei suoi figli nell’intervista e anche di Davide che gioca con la Primavera della Triestina

«Ancora non ha debuttato perché ha avuto un leggero infortunio al ginocchio e sta recuperando».

Fa il papà-allenatore?

«Io sono molto rispettoso. Poi è chiaro che se mio figlio mi chiede “come sono andato?”, io gli dico quello che secondo me poteva fare e non ha fatto o che poteva fare meglio. Se a un organismo in crescita non dici dove sta sbagliando e dove può migliorare non lo aiuti».

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