Il presidente difende il suo ruolo proteggendo l’uomo che ha scelto per riconquistarlo dopo la caduta dovuta alla Superlega. La questione soldi è secondaria

Agnelli non esonera Allegri per non auto-delegittimarsi agli occhi degli azionisti, ovvero dell’altra metà della sua stessa famiglia. Lo scrive, su Libero, Claudio Savelli. Il motivo economico legato allo stipendio di Allegri, è secondario. Ieri la Juventus ha perso ad Haifa, contro il Maccabi, in Champions League. Savelli scrive:
“In un mondo ideale, l’esonero di Allegri non è più un diritto della società Juventus ma un dovere. Nel mondo reale, invece, il presidente Agnelli si presenta ai microfoni dopo la caduta in casa del Maccabi e mesi di assordante silenzio confermando il tecnico perché «non può essere colpa sua se non riusciamo a vincere un tackle»”.
In questa frase, scrive Savelli, è nascosto il primo dei due motivi della conferma:
“Agnelli e Allegri hanno la stessa idea di un calcio basato sull’agonismo, sui contrasti e sulla mentalità. Nulla di più né di diverso. È un calcio che vedono solo loro, un calcio che non esiste più, ma nessuno nella Juventus è riuscito finora a convincerli”.
L’altro motivo è “politico”.
“Chi ha scelto Allegri non può esonerarlo perché si auto delegittimerebbe agli occhi dell’azionista, che poi è l’altra metà della famiglia. Il presidente difende il suo ruolo proteggendo l’uomo che ha scelto per riconquistarlo dopo la caduta dovuta alla Superlega”.
Dunque la questione dello stipendio di Allegri è secondaria.
“La questione soldi, quegli oltre 30 milioni già accantonati nei bilanci dei prossimi due anni e mezzo per lo stipendio del mister, è quindi paradossalmente secondaria. L’unica differenza è che Agnelli dice di provare «vergogna mentre Allegri sottolinea che «la sfida sta diventando difficile quindi ancora più bella»: l’uno si prende una pur minima responsabilità, l’altro sembra respingerla”.
Savelli conclude:
“Mentre Allegri continua a non parlare di calcio o dei motivi per cui la sua squadra non rende, Agnelli chiude il suo intervento sottolineando che «il responsabile non è solo uno», dimenticandosi che ha esonerato gli ultimi due allenatori perché ritenuti responsabili del decadimento”.