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Il Guardian attacca Ceferin: «Oggi nei posti chiave Uefa sono tutti dei Balcani»

“Il suo è un regime autocratico”. Regnano nepotismo e clientelismo: nomine avvenute quasi sempre senza un chiaro sistema di reclutamento

Il Guardian attacca Ceferin: «Oggi nei posti chiave Uefa sono tutti dei Balcani»
Torino 21/05/2022 - finale Champions League femminile / Barcellona-Lione / foto Image Sport nella foto: Aleksander Ceferin

Il Guardian ha azzannato di nuovo lo scandalo della finale della finale di Champions a Parigi, quella che non ha provocato una strage per buona sorte e compostezza del pubblico accatastato in una morsa fuori dallo Stade de France. Il giornale inglese ieri ha pubblicato uno scoop: l’annuncio di ritardo del match “per colpa dei tifosi” era pronto da giorni, come se il disastro organizzativo fosse quasi preventivato. E da ieri non molla la presa. In un lungo approfondimento di David Conn parla del sistema di potere interno alla Uefa, e del nepotismo di Ceferin.

Conn in premessa definisce quella finale un “disastro”, “un pasticcio da incubo di pianificazione disastrosa, disorganizzazione, brutale polizia francese e criminalità nell’area svantaggiata di Saint-Denis”.

Ma il mirino dell’articolo è puntato sulle responsabilità della Uefa. La “nomina dello scorso anno del migliore amico di Ceferin, Zeljko Pavlica, a capo della sicurezza“, tanto per cominciare.

“Per questo ruolo fondamentale, che ha la responsabilità generale delle più importanti partite europee negli stadi con un grande pubblico, la Uefa non ha intrapreso un processo formale di reclutamento quando il precedente capo dipartimento, ampiamente rispettato, Kenny Scott, si è dimesso. Lo spettacolo dell’orrore di Parigi è stata anche la prima finale di Champions League con uno stadio pieno da quando Pavlica ha assunto il dipartimento”.

Il Guardian sottolinea che un consulente per la sicurezza, Steve Frosdick, si era dimesso dall’Uefa all’inizio di quest’anno lamentando che il dipartimento di sicurezza era corroso dal clientelismo. Il Guardian ha parlato con molte persone attualmente e precedentemente coinvolte nel calcio europeo che hanno anche sollevato serie preoccupazioni sulla governance della Uefa. Descrivono “il regime di Ceferin come autocratico, una cultura in cui le alleanze personali del presidente sono sempre più significative”.

Va approfondito per esempio il peso di un altro altro sloveno, Luka Zajc, alla guida dell’ufficio del presidente presso la sede dell’Uefa sulle rive del Lago di Ginevra. Zajc, ultimamente responsabile degli affari societari della Uefa, era anche un avvocato penalista, socio dello studio legale di Ceferin, fondato a Lubiana dal padre di Aleksander, Peter.

Subito dopo l’elezione di Ceferin – scrive il Guardian – “alcune persone altamente qualificate ed esperte iniziarono ad andarsene, incluso Alex Phillips uno dei relativamente pochi membri dello staff britannico, che all’epoca era a capo del governo e della conformità”. Phillips è uno dei pochi che ancora lavorano nel calcio pronto a parlare pubblicamente:

“La politica personale è diventata più importante. È diventato tutto clientelare, e questo è stato uno dei motivi per cui me ne sono andato; stava andando nella direzione sbagliata”.

Ceferin è stato il testimone al matrimonio di Pavlica nel 2018.

“La revisione indipendente che la Uefa ha istituito dopo il caos di Parigi mancherà di credibilità se non affronterà in modo convincente tali domande sulla nomina di Pavlica e se lui e il reparto sicurezza della Uefa abbiano fatto tutto ciò che ci si aspetta nella pianificazione pre-partita e nella serata”, scrive il Guardian.

Altra sezione importante del potere di Ceferin è nell’organismo di controllo finanziario dei club: il CFCB. La maggior parte dei membri del CFCB si è dimessa o ha raggiunto la fine del proprio mandato. Tra le nuove nomine, nel 2019, c’è un giudice sloveno, Petra Stanonik Bošnjak. Marko Bošnjak, come suo marito, ora giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, era un eminente avvocato dello studio di famiglia Ceferin. C’è una fotografia pubblicata online di Petra Stanonik Bošnjak e Marko Bošnjak, con Peter Ceferin, mentre si godono il festival di musica classica di Lubiana 2014.

Fatto sta che l’amministrazione Uefa include “un numero sproporzionato di persone provenienti dalla Slovenia e dai Balcani, senza un processo di reclutamento aperto”, continua il Guardian.

Nel cerchio magico di Ceferin c’è anche un italiano: Michele Uva, ex amministratore delegato della Figc, che è stato un significativo sostenitore della candidatura presidenziale di Ceferin. È il numero uno della responsabilità sociale del calcio (FSR). Tra i contattati, è stato anche l’unico che ha risposto al Guardian. Il suo predecessore Patrick Gasser bolla la sua nomina come “un atto di nepotismo inaccettabile”.

 

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