Il NYT: «L’Ajax ormai è più una società commerciale che una squadra di calcio. I tifosi sono rassegnati»

"Incarna il calcio moderno. Cresce i giocatori e li vende. Hanno capito come sopravvivere nel libero mercato”

ajax Tadic

Amsterdam 08/09/2022 - Champions League / Ajax-Rangers / foto Imago/Image Sport nella foto: Dusan Tadic ONLY ITALY

L’Ajax è “un distillato quasi perfetto di tutti i benefici, le benedizioni, gli squilibri e le iniquità del calcio moderno”. “E’ difficile pensare a un club che sia stato più esposto alle conseguenze dello spietato libero mercato”. Ma è un prototipo societario, che dovrebbe valere come esempio di sopravvivenza virtuosa per chi non ha ancora capito come funziona la sostenibilità economica di questo sport. Il New York Times dedica un approfondimento alla squadra che il Napoli affronterà tra nel girone di Champions, e che tutto sommato vede come modello cui tendere.

I tifosi ormai si sono abituati, l’Ajax funziona così: è stato a lungo un posto da cui provengono i giocatori, forse la fabbrica di talenti più prolifica, affidabile e di alto livello del calcio mondiale. Ora per molti è diventata quasi una società di import-export. Johan Cruyff, Marco van Basten, Dennis Bergkamp, Wesley Sneijder, Frenkie de Jong, Matthijs de Ligt, sono cresciuti qui e poi sono volati via. E’ sempre andata così, “ora devono solo farlo più velocemente”, scrive il Nyt.

L’Ajax non si fa illusioni. Si aspetta che i giocatori se ne vadano. Lo preventiva, lo pianifica e in una certa misura fa affidamento su questo. Alla fine di agosto, però, l’umore era un po’ cambiato”. Le uscite non si erano fermate con Mazraoui, Onana e Gravenberch. Haller è andato al Borussia Dortmund. Perr Schuurs al Torino, Nicolàs Tagliafico al Lione. E poi Antony e Lisandro Martínez al Manchester United. Troppi.

Il budget annuale dell’Ajax si aggira intorno ai 170 milioni di dollari. Le sole vendite di Martínez e Antony hanno generato circa 150 milioni di dollari.

I tifosi sentono che il club sta iniziando a sentirsi più una società commerciale che una squadra di calcio“, scrive il New York Times. “E, certamente, c’è molta rassegnazione”.

Menno Pot, autore di “The New Ajax”, un libro che ha esaminato la trasformazione del club negli ultimi anni, ha osservato che – fino a tempi relativamente recenti – qualsiasi giocatore che lasciava il club veniva celebrato dai tifosi. “Ma abbiamo capito tempo fa che non ce n’era bisogno. Ormai sono relazioni a breve termine”.

Ma questo distacco dai singoli giocatori ha sviluppato un diverso sentimento di appartenenza, “il club stesso rappresenta qualcosa che una volta temevano di aver perso per sempre. Questo, più di ogni altra cosa, offre ai tifosi qualcosa a cui aggrapparsi quando tutto il resto è in continuo mutamento. Hanno capito come far funzionare l’Ajax nel mondo moderno”.

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