Binotto: «Con Schumi non c’era tregua, alzava sempre l’asticella. Voleva vincere anche a calcetto»

A Sportweek. «Non c’era un GP senza la partitella del giovedì con tutto il team. Ma era essenziale che vincesse lui, altrimenti il weekend cominciava male»

Schumacher

FORMEL 1: Testfahrten, Barcelona, 26.02.2010, Michael Schumacher ( GER, Mercedes GP ) © pixathlon

Nel weekend di Monza viene pubblicata una lunghissima intervista di Sportweek a Mattia Binotto. Ne riportiamo un estratto sul rapporto con Micheal Schumacher.

Com’era lavorare con Schumi?

«Da un lato bello e motivante, per i risultati frutto della sua incredibile capacità di guida e per le sue doti di leader che trascinava la squadra. Dall’altro molto impegnativo, perché Michael era esigente e attento a ogni dettaglio. Con lui non c’era mai tregua. Alzava sempre l’asticella, spostando gli obiettivi più avanti. Non si accontentava di vincere, voleva vincere ancora, anzi stravincere. Ma proprio questa sua mentalità ha contribuito a far diventare quella Ferrari così forte».

Che rapporto avevate?

«Fra i tanti episodi, ci sono le partite di calcio che gli piaceva giocare con il team ogni giovedì alle gare per fare gruppo. Non c’era un GP senza la partitella. Ma era essenziale che dovesse vincere lui, perché altrimenti il weekend cominciava male. Come se non bastasse, giocava il primo tempo in una squadra, andando in vantaggio, poi voleva passare nell’altra squadra per rimontare e chiudere vincendo. Noi lo sapevamo e a volte lo lasciavamo vincere apposta. Io di solito ero il portiere. In una partita mi fece un tiro da quaranta metri, piuttosto debole, che lasciai entrare platealmente. Ma lui corse verso la porta, raccolse la palla e me la agitò davanti alla faccia, come per dire “Hai visto che gol ti ho fatto?”. Voleva vincere sempre e comunque»

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