La ricetta di Dionisi: «Facciamo meno possesso e proponiamo un calcio più verticale»
L'allenatore del Sassuolo alla Gazzetta. In pochi mesi ha battuto Allegri, Pioli, Inzaghi, Gasperini e Sarri. «La palla ai nostri attaccanti non va portata, ma data il prima possibile»

In pochi mesi ha battuto Allegri, Pioli, Inzaghi, Gasperini, Sarri e non ci è riuscito con Mourinho per pochi secondi. Il “suo” Sassuolo fa meno possesso, è più verticale e va al tiro appena può. Dionisi, alla Gazzetta dello Sport, ammette di riconoscersi in questo ritratto.
«Abbastanza, ma non mi interessa che si noti la mia impronta. Contano la crescita della squadra e i miglioramenti dei singoli. Io ho le mie idee, però poi mi lascio anche guidare dalle caratteristiche dei giocatori. La palla ai nostri attaccanti non va portata, ma data il prima possibile: allora facciamo meno possesso e proponiamo un calcio più verticale. Di sicuro adesso il Sassuolo non è quello di quattro mesi fa».
A centrocampo sempre a due.
«Noi pensiamo sempre a come giocare e attaccare, ma curiamo tanto anche la fase di non possesso: adesso più di prima. C’è chi preferisce consolidare la difesa e poi dedicarsi all’attacco, io faccio il contrario. Raspadori è l’ago della bilancia, un motorino inesauribile. Contro l’Atalanta gli ho detto di attaccare da trequartista e difendere da mezzala: ha fatto tutto benissimo».
Solo il Bayern ha tirato in porta più del Sassuolo nel 2022.
«Il Sassuolo ha molta qualità in avanti e io devo sfruttarla. Quindi chiedo un sacrificio a tutti per poter essere pericolosi. E pretendo che i ragazzi vadano a chiudere l’azione con il tiro molto spesso anche per un discorso strategico: se non vai al tiro, hai meno tempo e possibilità di organizzare la fase di non possesso. Poi ovviamente io preferisco ipotizzare di fare un gol in più dell’avversario e non di prenderne uno in meno, ma dipende tutto dall’equilibrio: chiunque vorrebbe difendere tenendo la palla, ma non è facile».
La tanta verticalità può “spaccare” la squadra?
«È successo. È un rischio che accetto di correre anche perché ci spinge a migliorare la lettura dei momenti e delle situazioni. Io non voglio andare sempre in porta rapidamente, però dobbiamo essere noi a decidere quando e come farlo. D’altro canto, non credo che agli avversari convenga permetterci di riattaccare con pochi passaggi. Quindi il nostro atteggiamento può condizionare il loro».