Dall’Aquila: «Dopo l’oro di Tokyo la mia vita è rimasta uguale. Ma più di così che cosa potevo fare?»
Al CorSera: «Con il tesoretto ho comprato solo cose necessarie. Ho preso la patente, quest’anno mi comprerò un’auto normale, non un macchinone»

Tokyo (Giappone) 24/08/2016 - Taekwondo / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Vito Dell'Aquila
Il Corriere della Sera intervista Vito Dell’Aquila. Alle Olimpiadi di Tokyo è stato suo il primo oro per l’Italia, nel taekwondo, battendo con un calcio il tunisino Mohamed Jendoubi a 40” dalla fine del terzo e ultimo round della finale 58 kg. Già a luglio, in alcune interviste, esprimeva la consapevolezza che la celebrità sarebbe durata poco. Ora ne ha la prova. Gli chiedono com’è la vita da campione olimpico. Risponde:
«Uguale a prima, direi. All’inizio, appena tornato da Tokyo, sembrava che la mia vita fosse cambiata. Invece no. Dopo le interviste, l’entusiasmo, gli eventi, tutto è tornato uguale. Ma va bene così: ora posso concentrarmi sui prossimi appuntamenti».
Non nasconde un po’ di delusione.
«Eh sì, perché arrivato a un certo punto ti chiedi: ma io più che conquistare un oro olimpico cosa potevo fare? Rimango con i piedi per terra. I successi è bello conquistarli però rischiano di cambiare le persone: sono contento di non pagare quel prezzo».
Con il tesoretto da 180 mila euro lordi per l’oro che regalo si è fatto?
«Non sono attaccato agli oggetti, ho comprato solo cose necessarie. Adoro penne e matite, passerei le ore in cartoleria. Dopo i Giochi ho preso la patente, quest’anno mi comprerò un’auto normale, non un macchinone».