“La Juventus ha pensato troppo a lungo al presente, e troppo poco a quello che verrà. Paga l’impazienza”

“La squadra, e il bilancio, sono pieni di persone poco performanti e strapagate. La Juventus ha pensato troppo a lungo al presente, e troppo poco a quello che verrà. Ed è questo, in definitiva, che danneggerà la sua immagine, come viene percepita e come si percepisce. Ciò che conta, dopotutto, è la storia che racconta un club, non come è scritta”.
Così termina l’analisi che il New York Times dedica al “disfacimento della Vecchia signora”. Demise significa anche “decesso” ma forse è eccessivo. Però l’articolo richiama tutti i nodi che si sono aggrovigliati sul pettine della Juventus. E ne fa una questione di immagine, che per la Juve “viene prima di tutto”.
Il Nyt scrive di “devozione vagamente masochista di Andrea Agnelli, il presidente del club, al progetto Superlega che non solo gli è costato amicizie e posizioni di potere, ma che è stato accolto con disprezzo praticamente universale da parte dei tifosi”. “E poi, cosa ancora più seria, c’è l’inchiesta delle autorità finanziarie italiane su sei dirigenti attuali ed ex – tra cui Agnelli e Pavel Nedved, vicepresidente del club – sulle trattative di trasferimento della Juventus”.
Il New York Times richiama anche il discordo di Agnelli ripreso in “All Or Nothing” in cui dice che l’anno di Sarri “è stato un anno di merda”.
“La causa di questo declino può essere fatta risalire alla stessa radice della scomparsa dell’immagine della Juventus. C’è la tendenza, nel calcio, a credere che nessuno sia capace di fare due cose contemporaneamente: un giocatore che si interessa alle attività fuori dal campo – che si tratti di essere su TikTok, gestire un’etichetta di moda, dare da mangiare a bambini affamati – a un certo punto, invariabilmente, gli verrà detto di concentrarsi solo sulle prestazioni; a un club che si prende cura della propria ‘brand identity’ verrà detto di puntare, invece, sull’ingaggio dei giocatori. È una falsa dicotomia, ovviamente. I giocatori possono gestire un’attività, una campagna o un account sui social media e ricordarsi ancora come mettere gli avversari all’angolo. I club impiegano centinaia di persone, non tutte dedite alla tattica, all’alimentazione o al ruolo di terzino destro”.
“La Juventus sta pagando l’impazienza. Ronaldo potrebbe essere andato, ma ce ne sono innumerevoli altri – tutti con contratti pesanti, tutti che divorano le finanze devastate dalla pandemia, troppo costosi per essere facilmente scaricati”.
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