La megarissa tra tifosi e giocatori in Nizza-Marsiglia, L’Equipe: «Fino a quando difenderemo il calcio dei bulli?»

"Che ne pensa il miliardario proprietario del Nizza che viene da vela, Formula 1 e ciclismo? Cosa è venuto a fare in questo mondo di bulli e odio?"

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Quando la cronaca di Nizza-Marsiglia s’è straformata nella cronaca di una assurda rissa tra tifosi e giocatori, i video hanno preso la parola. E trasmesso al mondo intero la “bellezza” degli stadi col pubblico. Il quale pubblico lancia oggetti in campo, e se i giocatori rispondono lo invade il campo. Alla ricerca della giustizia sommaria.

I fatti sono già archiviati: sull’1-0 per il Nizza sul Marsiglia, derby della Costa Azzurra, alla mezzora della ripresa Payet colpito alla testa da una bottiglietta invece di accasciarsi reagisce e la rilancia con rabbia verso la curva. Si scatena un putiferio, con i tifosi dell’Ultras Populaire Sud che invadono il campo, aggredendo i giocatori. Ne segue un tutti contro tutti, staff delle due squadre compresi. Lo stesso Sampaoli viene alle mani con un addetto alla sicurezza. Dopo oltre un’ora e mezza di sospensione, il Prefetto dà il via libera alla ripresa del match, ma il Marsiglia si rifiuta di tornare a giocare. Amen.

Il giorno dopo, mentre le immagini vanno in loop ovunque, l’Equipe titola in prima pagina “Insopportabile”. E l’editoriale Régesi Testelin si intitola “La vergogna”.

Chi compatiamo di più in questa storia? – scrive – I giocatori del Marsiglia inizialmente presi di mira dal lancio di bottiglie dalla curva sud, e poi elettrizzati alla vista dei tifosi che si precipitano verso di loro dagli spalti per regolare i conti? Chi si sarebbe tirato indietro? Come non capirli? Ma probabilmente dobbiamo anche compatire la stragrande maggioranza dei  32.607 spettatori dell’Allianz Riviera, che volevano solo passare una bella serata con amici o la famiglia”. “Alcuni di questi non torneranno a vedere una partita del Nizza, non subito almeno, e vanno capiti. E cosa ne pensa il Nizza al suo vertice, a cominciare dal suo azionista miliardario, Jim Rat Cliffe? Che fino ad ora era attivo nella vela, nella Formula 1 e nel ciclismo: cosa è venuto a fare in questo mondo di bulli e odio?”

Ma soprattutto: “ci siamo noi, quelli che chiameremo il popolo del calcio, che continuano ad amare questo sport nonostante tutto ciò che ci infligge, e a difendere certe sue virtù, a tavola, in ufficio o al bar, perché lo troviamo unificante, popolare e trascinante, emozionante e imprevedibile. Ma fino a quando e fino a dove? Fino al giorno in cui un calciatore cade sotto i colpi di un tifoso è sceso da un angolo della curva per fargli pagare il colore della sua maglia…”.

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