Muhammad Ali (1942-2016) è stato indubbiamente l’atleta più importante della storia dello sport. Non il più forte (le discussioni tra appassionati non terminerebbero mai) ma sicuramente il più importante. Io sono leggenda. Possiamo dirlo senza alcun timore. Un personaggio che ha attraversato gli anni finendo per essere un figura unica di sportivo, politico ed icona pop. […]
Muhammad Ali (1942-2016) è stato indubbiamente l’atleta più importante della storia dello sport. Non il più forte (le discussioni tra appassionati non terminerebbero mai) ma sicuramente il più importante.
Io sono leggenda. Possiamo dirlo senza alcun timore. Un personaggio che ha attraversato gli anni finendo per essere un figura unica di sportivo, politico ed icona pop.
Un contributo importante nel traghettarlo nella storia sono state le sue performance sportive, il suo comportamento ribelle (il rifiuto di arruolarsi nell’esercito americano ai tempi del Vietnam, la conversione all’Islam, l’amicizia con Malcolm X…) ma, anche tutta una serie di stupendi scatti fotografici che l’hanno aiutato ad essere Goat (Greatest of all time).
Uno dei primi fotografi a rendere Muhammad Ali un’icona fu il tedesco Thomas Hoepker. Nel 1966 fu inviato dalla rivista tedesca Stern a Chigago a trascorrere una settimana con quel ragazzo che stava facendo parlare di sé (si era da poco convertito all’Islam). Hoepker partì insieme alla moglie la giornalista Eva Windmoeller. Appena arrivati, però, scoprirono che la nuova religione dell’ex Cassius Clay non gli permetteva di parlare con donne straniere.
Pertanto Hoepker e la moglie optarono e furono costretti a lavorare soltanto su un servizio fotografico. La settimana si dilatò, Hoepker seguì per più tempo, quasi 24 ore al giorno, quel giovane sportivo ribelle. Queste circostanze dettero vita ad alcune delle più belle fotografie che furono scattate a Muhammad Ali. Di una bellezza assoluta. Riprendevano il campione in allenamento, in città, finanche quando conobbe la sua prima moglie. La più famosa tra le tante di quel periodo che Hoepker scattò è stata certamente quella che correda l‘articolo.
Come Hoepker ottenne questo scatto lo potete scoprire guardando questo bel documentario andato in onda qualche tempo fa su Sky Arte e poi Rai 5. Dal minuto 5:00 fino al minuto 18:30, Hoepker parla del suo rapporto con Muhammad Ali e di come questo ed altri scatti furono ottenuti.
Bannister, Ryun, Coe, Cram, Ovett, nomi che raccontano mezzo secolo di atletica e di civiltà sportiva. Oggi gli atleti sono più forti, più scientifici, ma forse meno liberi.
L'altoatesino a Sky Sport: «La rivalità con Alcaraz è piuttosto interessante. Abbiamo una buona amicizia fuori dal campo ma in campo cerchiamo di giocare al meglio delle nostre possibilità»
L'Italia debutterà il 19 novembre nei quarti contro l'Austria e la sfida sarà visibile solo su SuperTennis, dopodiché - in caso di successo - trasmissione in chiaro anche sulla Rai
Alla vigilia del "Six Kings Slam", torneo di esibizione che garantisce 6 milioni di dollari al vincitore: «Allo Us Open lo sapevo, però, perché ha rappresentato un importo record nella storia. Lì ho capito che tornare al primo posto dipendeva da me»
A “Back in the game” in onda su Sky Sport Arena: «Doping? Ho passato momenti molto duri psicologicamente. Avevo paura, ma penso anche che l’aver passato tutte queste situazioni mi abbia fatto arrivare dove sono oggi»
Smith, esperto nella prevenzione e riabilitazione degli infortuni sportivi, a Tennis 365: «La longevità è una testimonianza della sua genetica, del suo straordinario livello di professionalità e dell’investimento fatto sul proprio corpo e sulla propria carriera»
Stasera l'esordio al Six Kings Slam a Riad. Poi Vienna e le Finals di Torino. Dopo, è molto probabile che prenderà una pausa in vista degli Australian Open 2026.
Il vincitore di Shangai al CorSera: «Sarebbe un onore giocare contro Sinner, lo incrocio spesso a Monaco. Federer il mio idolo, a volte in finale sbirciavo per vedere la sua reazione».
A Sky Sport parla delle sue condizioni di salute. Nessuno è più stanco. Chi vince, si porta a casa 6 milioni. I partecipanti si accontentano di 1,5 milioni di dollari.
Al podcast “Unscripted”: «Spero di giocare gli Australian Open, mentre non ho certezze riguardo al mio futuro». E torna a parlare del "caso clostebol": «I vertici dell’Atp sono tutti italiani, infatti c’è stata una chiara mancanza di trasparenza in quella vicenda»