«Altro che canti dal balcone. Oggi i morti sembrano un problema che riguarda solo gli altri»

Il Corriere della Sera intervista il responsabile di pneumologia al Sant’Orsola di Bologna. «E' come se ogni giorno ci fosse una tragedia come il ponte Morandi o il terremoto? Ma ormai siamo troppo assuefatti»

altro che canti dal balcone

Il Corriere della Sera intervista Stefano Nava, responsabile di pneumologia al Sant’Orsola di Bologna.

«Quanti sono stati i morti del ponte Morandi? E quelli dell’ultimo terremoto? È come se ogni giorno ci fosse una tragedia del genere. Ma ormai siamo troppo assuefatti. E la voglia di voltare pagina conduce dritta alla rimozione, quando non al fastidio per quel che continua ad avvenire».

Avere a che fare con il Covid, dice,

«è come camminare su una lastra di ghiaccio sottile. Con il Covid, non esiste la diagnosi certa. In ogni momento si può virare verso il meglio o il peggio».

C’è una differenza tra le diverse ondate del virus.

«Oggi il malato ti scappa in un tempo molto più veloce. Un giorno ha parametri da dimissione, quello seguente viene intubato. Nella primavera del 2020 c’erano focolai più grandi. La bocciofila di Medicina, il corriere della Bertolini. Adesso invece abbiamo tantissimi cluster familiari. E a causa delle varianti, una età media più bassa di 10-12 anni».

Gli italiani hanno fatto la loro parte, ma fino ad un certo punto.

«Altro che canti dal balcone e medici eroi. Oggi sembra che questi morti siano un problema che riguarda solo gli altri. Anche per via di un racconto distorto della realtà. Io capisco i problemi economici, capisco la frustrazione. Ma tra salute e profitto, una società sana sceglie sempre la prima opzione».

 

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