Vigorito: «Maxi ritiro? Ma un operaio quando finisce di lavorare va a casa o dorme in azienda?»

A TMW Radio: «Il Protocollo non è attuabile nemmeno per la Serie A. Mi ha lasciato allibito che tutto si sia aggravato maggiormente nelle regioni che per noi del Sud sono sempre state esempio di efficienza e laboriosità».

Serie B

Il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, ha parlato ai microfoni di TMW Radio.

“Questo virus era l’ultima cosa di cui aveva bisogno questo paese. Avevamo i primi segnali di ripresa dopo la crisi del 2009, questa epidemia per noi è stata una mazzata dalla quale sarà difficile risalire, sicuramente però ce la faremo come fu per i nostri genitori e nonni, colpiti da altri cataclismi”.

Vigorito ha detto di essere stato colpito dalle morti e dalle sofferenze dei ricoverati in ospedale e dal fatto che l’emergenza abbia colpito soprattutto il Nord, che è sempre stato un modello.

Quello che mi ha lasciato allibito è che tutto si sia aggravato maggiormente in quelle regioni che per noi del Sud sono sempre state esempio di efficienza e laboriosità, che hanno affrontato e combattuto una battaglia con risultati meno efficienti di quanto visto dopo, questo ha fatto perdere qualche certezza in più a tutto il sistema. Per fortuna al sud sembra rallentare, non oso pensare cosa sarebbe successo se avesse dilagato con la stessa virulenza che al nord”.

Ha ribadito la necessità che il calcio riceva aiuti adeguati.

“Quando si parla del mondo del calcio si intende solamente un divertimento, e si tende a trasferirci sopra una serie di proiezioni che lo fanno apparire come un di più, ma questo è un mondo economico, finanziario e sociale. Oltre ad avere una funzione educativa, ma perché lo trattiamo come un aspetto secondario? Lo chiedo alle istituzioni e alle nostre associazioni. Abbiamo un’azienda che distribuisce milioni di euro, e non solo a quel 10% di giocatori che fanno una vita da nababbi, ma alle migliaia di persone che ci ruotano intorno. L’esclusione da quello che è un modo di sostenere l’economia del mondo del calcio mi sembra assurda. Vedo il calcio come un’azienda messa all’angolo, che al pari di tante altre grandi aziende sta avendo poco sostegno”.

Sul protocollo stilato dalla Figc.

“Sarà difficilmente attuabile anche in Serie A, non solo in B. E se vai verso un calcio più povero, diventa addirittura un sogno irrealizzabile. Si aggiungono costi di parecchie centinaia di migliaia di euro per una squadra di Serie B per finire il campionato. La spesa maggiore è il ritiro prolungato per due mesi, a parte dei mancati incassi per i biglietti e dei trasferimenti. Ma un operaio quando finisce la giornata di lavoro, va a casa o dorme in azienda?“.

Sull’incontro di domani con il ministro dello Sport Spadafora.

Domani il nostro presidente Balata, dopo il direttivo di oggi, avrà le stesse domande: ma perché un calciatore deve dormire nello stadio? Tolta questa voce, il protocollo potrebbe essere pure applicato. Ma perché l’azienda calcio non dovrebbe essere sostenuta dalla FIGC o dalla stessa FIFA? Immagino che Gravina si stia muovendo in tal senso, ma il problema serio è che non lo sa nessuno. Ci sono pochissime comunicazioni su cosa si fa o si debba fare, mentre abbiamo dichiarazioni di presidenti d’ogni livello che dicono cosa dovrebbero fare gli altri”.

Sulla posizione del Benevento.

“Il Benevento vive una stagione unica da 14 anni a questa parte, ha sempre accettato le decisioni, presentando uno o al massimo due ricorsi in tutto questo periodo: credo sia un record per un presidente. Laddove dovesse esserci una decisione di merito sportivo, ma di natura politica o economica o qualunque altro tipo, sottacendo valutazioni di carattere diverso, il Benevento non ci starebbe. Non si può annullare un intero anno di sacrifici, di tutti di chi si iscrive al campionato per vincerlo. Essendo una soluzione non voluta da nessuno, bisogna far valere le classifiche che avevamo prima dello stop. Lo accetterei anche se ora fossi al terzo posto”.

Fino a che termine temporale si può arrivare per concludere la Serie B?

“De Crescenzo, come Platone, dice che il tempo non esiste. Se si pensa che con i Mondiali del 2022 si stravolge il campionato, interrompendolo a ottobre-novembre per poi tornare a giocare, non vedo perché non si debba fare lo stesso per questo virus. Se questo campionato non può finire, perché deve cominciare l’altro? Quando finiremo questo gli atleti avranno i loro venti giorni di vacanza, e poi si comincia con l’altro, modulandolo magari su quello che va a precedere i Mondiali. Anche perché le altre nazioni hanno i nostri stessi problemi. Invece di giocare alle 22 a Verona col ghiaccio a terra o da altre parti con la bufera, giochiamo a luglio nelle serate fresche. Anche per la gente sarebbe diverso, vivendo così l’estate, e poi a settembre si riparte”.

 

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