CorSport: Serie A a rischio default. Solo poche società (tra cui il Napoli) possono reggere l’urto

Sono solo 6 i club che hanno bilanci in attivo. Le perdite superano i 340 milioni di euro e sono state ripianate con ricapitalizzazioni o indebitamento finanziario. Restano ancora aperta la partita tv e quella stipendi

De Laurentiis e gli arbitri

La Federcalcio tedesca ha lanciato l’allarme: se il campionato non dovesse terminare, almeno 13 club della Bundesliga 1 sparirebbero. Se guardiamo all’Italia, la situazione è ancora più preoccupante, scrive il Corriere dello Sport.

“La sospensione definitiva della stagione esporrebbe al default almeno l’85% dei club di Serie A, con un rischio fallimento per molte di queste realtà”.

Considerando i bilanci 2019, solo 6 dei 20 club di Serie A hanno risultati finanziari positivi, soprattutto grazie alle plusvalenze. Il resto, comprese Juve, Milan e Lazio, hanno conti in rosso.

Il 66% delle società ha registrato perdite per 344,97 milioni di euro, tanto che la stragrande maggioranza di queste ha dovuto ricorrere alla ricapitalizzazione o all’indebitamento finanziario per riequilibrare i conti.

“Manca liquidità nelle casse della società e senza le plusvalenze la quasi totalità dei club presenterebbe dati fortemente negativi. Con conti così fragili il sistema calcio nazionale ha necessità di terminare il campionato, anche perché mancano all’appello ben 124 gare ufficiali”.

Fino ad oggi la Serie A ha giocato il 67% delle partite previste da contratto ed ha intascato l’80% degli introiti da diritti audiovisivi, scrive il quotidiano sportivo.

“Sky e Dazn si trovano un una situazione di totale sbilancio, con contratti stipulati a livello pubblicitario che non possono essere onorati proprio per lo stop forzoso della massima serie”.

A metà febbraio i broadcaster hanno pagato ai club la quinta delle sei rate previste per la stagione in corso. Nella casse dei club mancano 223 milioni di euro più la quota collegata alle gare non disputate. Se si considerano anche i diritti esteri gestiti da Igm si arriva a circa 340 milioni di euro.

“Più in generale, Deloitte, nello scenario peggiore (studiato per la Lega), ha stimato perdite complessive non inferiori a 720 milioni di euro (includendovi i ricavi da stadio, le sponsorizzazioni e le plusvalenze)”.

Da settimane la Lega calcio rassicura i 20 presidenti rispetto all’eventualità di una clausola legale, scrive il CorSport. Il contratto infatti è favorevole alla Lega, poiché diverse clausole stabiliscono che l’impossibilità sopravvenuta è a carico dei soli broadcaster. Ma i club hanno bisogno dei soldi delle tv perché negli anni si sono ancorati solo a quei ricavi, senza investire in altro. Non possono correre il rischio di finire in tribunale.

Se il campionato fosse sospeso, i legali dei broadcaster potrebbero contestare l’intero valore del format.

“La tesi è semplice. Fermata la stagione non si potrebbe parlare di un vero e proprio campionato regolare. Le emittenti avrebbero pagato per un prodotto diverso da quello stabilito in partenza (sotto il profilo contrattuale)”.

Se venissero meno i soldi della tv, la Lega sarebbe penalizzata nel calciomercato, poiché quei soldi vengono da diversi anni utilizzati per quello. Sarebbero penalizzate le plusvalenze.

C’è poi il rischio legato al tema del pagamento degli stipendi. Quelli di gennaio, febbraio e marzo devono essere pagati entro maggio.

“I club potrebbero essere chiamati ad onorarle dai loro stessi tesserati (senza considerare l’ipotesi svincolo) e le società di appartenenza sarebbero poi costrette a regolarizzare le posizioni nei successivi 60 giorni (dall’eventuale messa in mora)”.

Per farlo i club dovrebbero ricorrere ai mezzi delle rispettive proprietà.

“A fare la differenza nei prossimi mesi, pertanto, sarà la solidità dei patron di molte squadre tricolori”.

Il Corriere dello Sport indica quelle che possono resistere meglio delle altre, e comunque non senza difficoltà. Juve, Inter, Atalanta, Udinese, Napoli, Bologna, Cagliari e Lazio.

“Ma in caso di sospensione definitiva non è possibile quantificare gli effetti negativi di una scelta così drastica, oltre che scellerata sotto il profilo politico”.

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