La riscossa del Napoli? Merito della contestazione di Berna e dei giornali napoletani
All’indomani della netta vittoria sulla Roma per 2-0, i quotidiani napoletani hanno analizzato col consueto spirito critico e autocritico i motivi che hanno condotto il Napoli di Benitez a giocare il miglior match della stagione e ad annientare quella che fino a sabato era considerata la formazione che praticava il più bel gioco d’Italia. Con […]

All’indomani della netta vittoria sulla Roma per 2-0, i quotidiani napoletani hanno analizzato col consueto spirito critico e autocritico i motivi che hanno condotto il Napoli di Benitez a giocare il miglior match della stagione e ad annientare quella che fino a sabato era considerata la formazione che praticava il più bel gioco d’Italia.
Con le consuete sobrietà e lucidità di giudizio, la stampa napoletana coglie i passaggi chiave. Quali sono? Innanzitutto l’abbandono del turn over (che ovviamente loro avevano a più riprese reclamato). Il Mattino addirittura titola in prima pagina: “Benitez l’ha capito. Si vince coi titolari”. Occhiello: “La fine del turn over dietro la svolta del Napoli”. Perché l’uomo di Madrid, pur essendo notariamente lento di comprendonio, alla fine ha imparato la lezione degli editorialisti della città e si è adeguato. Ha abbandonato il suo sciocchezzaio tattico e ha messo in campo una squadra seguendo pedissequamente le indicazioni dei giornali. Aveva in mente di far ruotare cinque titolari contro la Roma e poi, dopo le pressanti denunce (a fin di bene, ovvio) ha fatto dietro front e ha conseguito non sa nemmeno lui come una vittoria per 2-0 subendo di fatto un solo tiro in porta.
Pure Antonio Corbo lo evidenzia: “Benitez si è dato una dimensione diversa. Il senso delle cose. Ha capito che i turnover sono impossibili senza ricambi di qualità”.
Corbo va persino oltre. Come si intitola il suo articolo sull’edizione on line di Repubblica Napoli? “Napoli, cosa c’è dietro la vittoria: Benitez scopre il vantaggio del mediano in più”. Finalmente l’orso di Madrid si è adeguato al calcio italiano e ha imparato la lezione. Ah, se avesse ascoltato i giornalisti anche nei primi due mesi! Ora sarebbe primo a punteggio pieno sia in campionato sia nel girone di Champions. Sulla stessa linea di Corbo anche Marco Azzi (anche lui di Repubblica) che ieri ha scritto il seguente tweet – invero non molto popolare tra i tifosi: “In 20 anni solo due scudetti stranieri: Eriksson e Mou. E 17 squadre su 20 hanno tecnici italiani. La serie A è diversa #Benitez l’ha capito”. Nemmeno un retweet, nemmeno uno che l’abbia inserito tra i preferiti, anzi si è beccato un bel po’ di critiche cui ha tentato di replicare aggrappandosi al Corbo-pensiero: “un mese fa avrebbe sostituito Hamsik con Mertens o Michu, come sempre. Ieri con Gargano. Fatti, il resto è filosofia. #Benitez”. Insomma, pare che i tifosi non l’abbiano bevuta. Loro no. Per fortuna, però, Benitez sì.
Dulcis in fundo, il terzo motivo che ha favorito la riscossa del Napoli. Ce lo fornisce ancora Corbo: “Questa vittoria è cominciata a Berna, dove il Napoli toccò il fondo”. E ancora: “La contestazione li ha scossi. Benitez che inseguiva il suo futuro oltre la Manica si è fermato a riflettere. Non era lui stanco del Napoli e delle promesse tradite, ma il Napoli del suo borioso disincanto”. Sì, avete letto bene: la contestazione li ha scossi.
Un pezzo fuori linea è stato invece pubblicato dal Messaggero. Porta la firma di Marco Ciriello. Vale la pena leggerlo.
“Possesso del pallone come se fosse una proprietà di famiglia, pressing in salsa sacchiana con aggiunta di velocità, e una serie di prestazioni eccezionali, a cominciare da quella di testa di Rafael Benitez”. Nemmeno nominato il turn over.
Inconcepibili anche le dichiarazioni rilasciate a Gazzetta Tv da Luigi Garlando, inviato della Rosea: “Si, l’abbiamo messo a volte dietro la lavagna però, almeno personalmente, anche in quello che scrivo sulla Gazzetta, ho sempre mantenuto una grandissima considerazione del lavoro di Benitez in generale e di quello che ha fatto a Napoli in particolare. Perché le sue linee di gioco sono sempre riconoscibili, si vede il lavoro, si vede che cosa chiede, la squadra fa quello che prepara, quindi questo è il suo grande merito”. Evidentemente, Garlando non legge i giornali napoletani.
Poi aggiunge: “Il gradino successivo, che è quello più difficile, è la continuità. Questa è una squadra che sembra possa rendere benissimo come ciclista da corse in linea, non a tappe, in poche serate può fare benissimo. Sembra quasi figlia di un produttore cinematografico, poche grandi serate e non un cartellone teatrale che dura dall’inizio alla fine di una stagione. Deve dunque fare questo salto, non ragionare più da artista (la squadra) ma da professionista che deve timbrare il cartellino ogni domenica. Se fa questo salto può anche vincere lo scudetto e Callejon può essere il capocannoniere della Serie A.”
Poi ci sarebbe da dire del clima teso in casa Roma (Garcia sotto accusa ora) e Inter. Il Milan non l’abbiamo mai preso in considerazione da queste parti.