Superga e Heysel, una mostra per condividere la memoria
Domenica scorsa è stata inaugurata a Grugliasco, presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, la mostra “Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle”. Un evento unico in Italia che unisce i custodi della memoria granata con quelli della memoria bianconera per segnare il punto di non ritorno di […]
Domenica scorsa è stata inaugurata a Grugliasco, presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, la mostra “Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga tragedie sorelle”.
Un evento unico in Italia che unisce i custodi della memoria granata con quelli della memoria bianconera per segnare il punto di non ritorno di una nuova cultura sportiva, perché come scrivono Domenico Laudadio, ideatore e realizzatore del Museo Virtuale saladellamemoeriaheysel.it, Domenico Beccaria e Giampaolo Muliari, rispettivamente presidente e direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata: «Le stragi di Superga e dell’Heysel sono luoghi sacri e inviolabili della memoria di tutti. Non esistono bandiere né fedi sportive antitetiche. Abbiamo così pensato a un gesto semplice e forte per ribadirlo alla comunità sportiva e non, agli “uomini di buona volontà” e a quelli che continueranno, nonostante tutto, a stuprare la pietà e la dignità umana», come ogni domenica accade tristemente in tutti gli stadi italiani.
Beccaria e Laudadio hanno voluto anche sottolineare che questa mostra «vuole essere un “gemellaggio” fra terra e cielo della memoria dei nostri caduti, ma non intende interferire nelle dinamiche antagoniste delle tifoserie e nella sana competitività e rivalità storica dei propri club».
Sui social il dibattito è già aperto evidenziando posizioni contrapposte, ma è altamente significativo che i due musei abbiano deciso di unirsi in questa iniziativa per dare un segnale forte, forse l’ultimo al quale il calcio italiano può aggrapparsi prima di abdicare definitivamente alla guerra per bande che da decenni ammorba tutto il movimento sportivo e che potrebbe essere fatale alla sua stessa sopravvivenza.
«Anche le tragedie, in un museo, possono essere narrate con devozione e leggerezza se il fine ultimo è quello di coinvolgere emotivamente i visitatori, non puntando a stupirli con effetti speciali o a turbarli con la crudezza dei particolari, ma trasmettendo semplicemente le verità di una storia; sarà la sensibilità di ogni singola persona poi a trarne gli insegnamenti».











